In Pace Christi

Centis Felice Teodoro

Centis Felice Teodoro
Data di nascita : 12/04/1919
Luogo di nascita : San Vito al Tagliamento/Italia
Voti temporanei : 07/10/1943
Voti perpetui : 07/10/1946
Data ordinazione : 03/06/1943
Data decesso : 10/03/2012
Luogo decesso : Angal/Uganda

Subito, parlando con P. Felice, si capiva la sua disponibilità verso il prossimo, l’intelligenza, l’integrità morale che però mai allontanava… Ha voluto rimanere fino all’ultimo con la sua famiglia comboniana, in mezzo agli ultimi del mondo. E vi è rimasto come voce di Dio stesso, raccontando loro sempre e nella loro lingua quella stessa buona novella che aveva cambiato la sua vita e lasciandogliela scritta sulla carta e nei cuori in maniera indelebile (Rita Polo, chirurgo).

Gli anni della giovinezza
P. Felice Teodoro Centis era nato a Gleris di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, il 12 aprile 1919, da Sante e Augusta Chiarotto. Il suo, è un nome noto nella città di Pordenone perché la sua famiglia ha dato anche un altro figlio alla causa missionaria, P. Gino, comboniano anche lui e tuttora in Mozambico. E si ricorda anche la figura del generoso Giovanni Battista Centis, fratello di P. Felice e P. Gino, morto il 4 ottobre 1944, nei pressi della casa cantoniera a Ponte Meduna, mentre, con il padre, portava in salvo una donna dopo un’incursione aerea, ripetutasi subito dopo e che lo coprì letteralmente di bombe.

La vocazione missionaria di P. Felice nacque dalla visita del giovane comboniano, P. Angelo Tarantino, nel marzo 1933, al seminario di Pordenone, dove Felice frequentava la terza ginnasio. In quella occasione, come ebbe modo di ricordare anni dopo, P. Angelo “mi aprì la mente e il cuore al mondo e alle terre pagane. Tuttavia resto nel seminario diocesano, irresoluto e contrastato, ma sempre interessato all’Africa e specialmente all’Uganda”. A Pasqua del 1941, Felice chiese e ottenne dal vescovo, Mons. Luigi Paulini, il permesso di entrare nel noviziato dei Missionari Comboniani a Venegono, rimanendo incardinato nella diocesi fino ai voti perpetui. Con i suoi compagni diocesani fu ordinato sacerdote il 3 giugno 1943 ed emise la professione perpetua il 7 ottobre 1946.

London Province
Nel maggio 1946 giunse con 4 confratelli a Londra per l’obbligatorio “anno inglese” in preparazione all’Uganda, com’era richiesto dalle autorità coloniali per i paesi africani sotto la loro giurisdizione. In dicembre passò l’esame di Special University Entrance, ma per un anno intero fu impegnato nel ministero domenicale (chiesa italiana di Londra) e animazione missionaria.

Dopo il Natale del 1947, P. Antonio Todesco riaprì la casa di Sunningdale, parte come Noviziato e parte come scuola media; P. Felice era responsabile di quest’ultima. Arrivarono anche i primi ragazzi dalla Scozia e dal Lancashire e P. Felice scriveva: “Povertà betlemitica, inesperienza di tutto, coraggio e fiducia nell’obbedienza, ambiente familiare, affiatamento fraterno, impegno nell’imparare, gioia nei più piccoli successi, e tanto entusiasmo missionario”.

Due anni dopo, si aprì Stillingon, nello Yorkshire e P. Felice fu mandato lì come superiore: “Ancora molta povertà, ma più spazio; si guadagna esperienza, e le speranze si concretizzano”. Negli anni successivi cominciarono ad arrivare ragazzi anche dall’Irlanda e dalla Scozia.

Nel settembre 1953, un fastidioso mal di schiena che lo tormentava già da due anni indusse i superiori a non destinarlo alla missione, bensì a Dawson Place, Londra, dove rimase per sette anni “nell’animazione missionaria: ufficio, rivista, corrispondenza, benefattori, vocazioni. Tutto da organizzare”. P. Felice divenne direttore della rivista Our African Missions, la rivista missionaria bimestrale della provincia inglese, alla quale dopo due anni cambiò il nome in Verona Fathers’ Missions.

Nel 1961 fu nuovamente mandato a Sunningdale come superiore e rettore dei novizi e degli scolastici. Lì, fece preparare un progetto per l’ampliamento della casa con una nuova ala per gli scolastici e la costruzione di una nuova chiesa. Entrambe furono realizzate e inaugurate nel 1964.

Nell’ottobre del 1963 fu trasferito ad Allanton (Dumfries, in Scozia), che un gruppo di Fratelli Comboniani trasformeranno in una casa per aspiranti seminaristi. Era sempre impegnato nell’animazione missionaria.

Uganda
Nel settembre del 1967 fu destinato all’Uganda. A ottobre giunse ad Arua, dove ritrovò, dopo 35 anni, il Vescovo Mons. Tarantino al quale poté finalmente dire: “Monsignore, lei m’ha ispirato la vocazione missionaria 35 anni fa e l’ideale sospirato è stato insistentemente l’Uganda”. Fu mandato nella missione di Paidha, nel West Nile.

Nel luglio 1974 fu trasferito a Ombaci come cappellano e insegnante della scuola. Eletto delegato al Capitolo Generale del 1975, lasciò Ombaci nel maggio dello stesso anno.

Roma
Finito il Capitolo in ottobre, P. Tarcisio Agostoni, Superiore Generale, lo chiamò in Curia come Segretario Generale. Così, dal novembre 1975 al luglio 1982, si trovò impegnato in un lavoro missionario al quale non aveva mai pensato e che cercò di portare avanti con impegno. I confratelli che lo hanno conosciuto in quel periodo hanno trovato in lui una persona disponibile, col sorriso sempre sulle labbra, anche nei momenti di difficoltà. Si devono a P. Felice il miglioramento del sistema di catalogazione usato in Curia e l’attuale formato dell’Annuario Comboniano. Nell’ottobre del 1982 fu ricoverato per un intervento all’Ospedale Italiano di Londra, dove si trovava per seguire un breve corso MIL.

Di nuovo in Uganda
Dopo un periodo di convalescenza, nell’aprile 1983, a 64 anni, fece ritorno in Uganda, dove trovò una situazione disastrosa a causa della guerra contro Idi Amin. Mandato a Warr, collaborò a preparare la consegna delle due missioni, Warr e Zeu, alla diocesi nel 1984. Subito dopo passò ad Angal (diocesi di Nebbi), di cui divenne parroco, impegnato anche nell’ampliamento del centro catechistico. P. Felice annota laconicamente: “Difficoltà, guerre e miseria”.

Il suo lavoro missionario, occasionalmente intercalato da periodi di ritorno a casa per vacanze e cure, ha sempre suscitato ammirazione da parte di molti suoi compaesani, per la solidità della sua fede, sorretta e testimoniata da una forte e serena spiritualità, assieme ad altre qualità che hanno fatto di P. Felice una “personalità”: intelligenza volitiva, cuore aperto con tutti (immenso cuore!), capacità anche organizzative.

La traduzione della Bibbia
Nel novembre 1989 fu trasferito a Parombo, come assistente del parroco P. Elio Zanei, con il compito principale di concentrarsi sulla traduzione e la stampa della Bibbia e dei testi liturgici, compito al quale, come sappiamo, si è dedicato fino al giorno prima della sua morte.

Agli inizi del suo lavoro di traduzione, P. Felice scriveva: “Assecondato anche dai confratelli, vedo la necessità di continuare l’opera di P. Enrico Colleoni: traduzione e stampa di parecchi testi liturgici in alur, come ‘Lega’ (La Preghiera, cioè il breviario per una settimana), Messale domenicale (stampato nel 2006), Lubu Kura pa Yesu, Konfirmasyo, Catechismo di P. Giuseppe Bertinazzo… Ma l’attesa di tutti è per la Bibbia in alur. Non ho nessuna preparazione per questo importante lavoro ma formo un piccolo gruppo di traduttori e… avanti con fiducia!”.

La traduzione della Bibbia (Nuovo e Antico Testamento) in lingua alur, idioma utilizzato da oltre un milione di ugandesi, merita di essere sottolineata come un’iniziativa veramente importante nel campo dell’evangelizzazione e promozione umana di questo gruppo etnico che vive sulle sponde del lago Alberto. Bisogna tener conto anche del fatto che, oltre all’opera di traduzione vera e propria, P. Felice dovette usare molto buonsenso per rendere chiari agli africani i termini più tipicamente legati alla tradizione religiosa ebraica. Una straordinaria fatica, sia dal punto di vista umano sia socioculturale, che ha consumato ben quindici anni del suo “tempo libero”, rivelando la sua fede profonda e il forte desiderio di trasmetterla per portare frutti ed espandere i confini del Regno di Dio.

Gli ultimi anni ad Angal
Nel 1999 ritornò ad Angal dove ha passato il resto della sua vita. Nel 2010 fu costretto, per cure, a rimanere quasi un anno nella Casa Madre di Verona, ma nell’agosto 2011 riuscì a tornare ad Angal, dove – in caso di necessità – c’era l’ospedale, con l’esplicita intenzione di morire fra quel popolo che tanto amava e dal quale era ricambiato. Scriveva nel dicembre scorso: “La nostra buona gente mi ha accolto festosamente. Il Signore mi dia la grazia di prepararmi bene all’incontro con lui. Il tempo è breve, il traguardo è vicino”. Ricordando le parole del Signore ‘Dove sono io, là voglio che siano anche i miei discepoli’, così annotava nel suo diario: “A 92 anni, il mio undicesimo viaggio africano. Grazie Signore. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”.

P. Felice è morto ad Angal il 10 marzo 2012. I funerali sono stati ufficiati dal vescovo di Nebbi, Sanctus Lino Wanok, dal vescovo emerito Martin Luluga e dal vescovo di Arua, Sabino Ocan Odoki. Dopo le esequie, è stato sepolto, come aveva desiderato e chiesto ai superiori, nel cimitero della missione di Angal, nella terra africana che aveva tanto amato.

Testimonianze
Riportiamo due delle numerose testimonianze di medici e amici che lo hanno conosciuto e che hanno collaborato con lui nell’ospedale di Angal:

Enrico Tagliaferri: “Lo ricorderò per la sua forza serena, che riusciva a trasmettere, per il suo essere al di sopra delle piccole cose, per la sua capacità di dire cose importanti con parole semplici”.

Giovanni Cardellino: “Io, ‘cristiano’ appannato, sovversivo, peccatore, apprezzavo in lui la rara dote di saper unire al rigore morale una grande umanità. Era un punto fermo nei miei viaggi ad Angal. Mi mancherà molto”.
Da Mccj Bulletin n. 251 suppl. In Memoriam, aprile 2012, pp. 118-123.