Il Concilio Vaticano II ebbe un influsso molto positivo su di lui, che alla rigidità preferiva il dialogo con tutti. Amava ascoltare anche l’opinione dei Fratelli che desiderava coinvolgere nelle decisioni riguardanti la provincia. È stato sempre molto aperto anche ai vari Movimenti dello Spirito suscitati dal Concilio.
Dati biografici
La mattina del 1° novembre, festa di Tutti i Santi, P. Alois Plankensteiner ci ha lasciato dopo una lunga malattia nell’infermeria dei Comboniani di Ellwangen (Germania). Era nato a St. Georgen, Sud Tyrol, in provincia di Bolzano, il 19 settembre 1932. Il periodo del fascismo e della guerra gli fecero ritardare gli studi. Conobbe i Missionari Comboniani durante la scuola secondaria, mentre risiedeva nel loro collegio di Bressanone. Entrato nell’Istituto, fece il noviziato a Bamberg (Germania), dove emise i voti temporanei nel 1958. Continuò gli studi teologici presso il seminario diocesano di Bressanone, dove fu ordinato sacerdote nel 1961. Nei primi tredici anni del suo ministero sacerdotale lavorò nella provincia della DSP (Brixen, Ellwangen, Milland) come formatore, superiore locale e animatore missionario. Fu anche eletto Assistente generale dei MFSC (1967-1973). Era dotato di un grande senso dell’umorismo e questo lo aiutava a gestire tante situazioni sia con i ragazzi che con i confratelli. Aveva una grande passione per l’alpinismo, che conservò anche in missione, organizzando con entusiasmo gite e lunghe camminate in montagna.
In Sud Africa
Una nuova fase iniziò per lui quando fu destinato al Sudafrica, nel luglio 1974, dove imparò l’inglese e lo zulu. Servì come parroco in diverse località, soprattutto nella diocesi di Witbank (Middelburg, Bongani, Nelspruit, Witbank), e poi nell’Arcidiocesi di Pretoria (Silverton). Dei 25 anni che P. Alois trascorse in Sudafrica, una ventina si svolsero sotto il regime dell’apartheid, dichiarato dall’ONU crimine contro l’umanità. Il governo, in cui la maggior parte dei membri apparteneva alla Chiesa Olandese Riformata, era contrario alla religione cattolica, definita spregiativamente il “pericolo romano”.
La storia della provincia del Sudafrica è interessante per il nostro Istituto. Un decreto pontificio del 12 giugno 1923 istituì la Prefettura Apostolica di Lydenburg, nel Transvaal orientale. Il mese seguente Roma sancì ufficialmente la divisione dell’Istituto comboniano dei Figli del Sacro Cuore di Gesù (FSCJ). Il troncone di lingua tedesca assunse il nuovo nome di Missionari Figli del Sacro Cuore (MFSC) e gli fu affidata la nuova Prefettura in Sudafrica. Se si eccettuano alcune visite sporadiche da parte di sacerdoti di passaggio, nella zona non era mai stato svolto un vero lavoro pastorale e missionario. Fu questo il nuovo campo che si aprì al primo gruppo di Comboniani di lingua tedesca che arrivò in Sudafrica nel 1924, proveniente direttamente dal Sudan. I primi missionari si suddivisero il lavoro formando quasi due gruppi: quelli che indirizzarono il loro servizio e apostolato verso i bianchi delle parrocchie delle città, usando la lingua inglese, e quelli che si rivolgevano in modo particolare ai neri, imparando le lingue locali. Con l’andare del tempo, i due gruppi si amalgamarono. Animati dallo spirito missionario, evangelizzarono quella parte del Transvaal che ha dato origine all’attuale diocesi di Witbank.
Il post-Concilio rafforzò il desiderio di unità nell’Istituto e il Sudafrica fu proprio uno dei paesi in cui si ricominciò a lavorare insieme. Di fatto già nel 1977, con un anticipo di due anni sulla riunificazione ufficiale dell’Istituto, i membri dei due gruppi avevano eletto insieme un unico provinciale per il Sudafrica. A poco a poco, confratelli di vari paesi furono mandati a lavorare in questa provincia, dando al gruppo comboniano un volto sempre più internazionale. Si ampliò anche la gamma degli impegni. La decisione di un lavoro a tempo pieno nella promozione vocazionale condusse nel 1988 all’apertura del postulato. Oggi, ci sono 7 sacerdoti comboniani sudafricani.
L’esempio di Nelspruit
La missione di Nelspruit, dove P. Alois fu parroco per due periodi, potrebbe rendere un’idea della situazione del Sudafrica di allora. La parrocchia, situata in una zona accogliente e ricca di coltivazioni di frutta e di verdura, è l’ultima città sudafricana di una certa importanza, prima di arrivare in Mozambico. L’attuale chiesa cattolica della città faceva parte di una proprietà che apparteneva alla Chiesa Olandese Riformata. La comunità parrocchiale comprendeva i “bianchi” della città di Nelspruit, tre ampie cittadine di “neri” a circa quaranta chilometri dalla città dei bianchi, altre comunità di “coloured” (meticci), di località minerarie e scuolette. In teoria, non si sarebbe potuto andare nelle “cittadine dei neri” essendo, queste ultime, riservate a loro, ma per ministero non c’erano problemi. Qui, anche la composizione del consiglio pastorale (ed economico) aveva preceduto i tempi. Era, infatti, un esempio stupendo di apertura e di condivisione, perché formato da rappresentanti di tutte le comunità – bianchi, neri e meticci – che si riunivano tutti assieme, a turno, nelle varie comunità, per esaminare e risolvere – assieme – le varie problematiche.
Il suo ministero
P. Johann Maneschg, nella sua testimonianza, scrive che P. Alois è ricordato per il suo carattere socievole e comunicativo, ma soprattutto che è stato amato perché era un sacerdote comprensivo, aperto alle sofferenze e alle esigenze della gente che ascoltava con pazienza, dando sempre buoni consigli. Ordinato alla vigilia dell’apertura del Concilio Vaticano II, era stato “modellato” dal rinnovamento indicato dal Concilio. La sua spiritualità era stata profondamente plasmata dal movimento carismatico e la pastorale di sensibilizzazione, ravvivata e rinnovata da questo grande evento ecclesiale. P. Alois prese molto sul serio questo “aggiornamento”, attraverso la frequentazione assidua ai Corsi di Lumko, alle Scuole Invernali, ai corsi sulla Vita-nello-Spirito e ad altre iniziative di rinnovamento offerte a livello locale e all’estero, oltre che attraverso lo studio personale. Le sue omelie, basate sullo studio quotidiano e riflessivo della Sacra Scrittura e pastoralmente orientate, esercitavano un forte impatto sulle persone. Un ministero particolare che tanto amava, erano i corsi di preparazione al matrimonio, dove il suo contributo era molto apprezzato. Anche a questi corsi, voleva che le coppie dei bianchi e dei neri partecipassero assieme. Durante il suo periodo come parroco a Witbank (eMalahleni, in zulu), la Cattedrale fu sapientemente ristrutturata in linea con le norme liturgiche emanate dal Concilio Vaticano II. Il suo ultimo ministero in Sud Africa si svolse nella parrocchia di Silverton.
Ritorno nella DSP
Nel 1999, P. Alois, anche in seguito a un piccolo infarto, fu assegnato alla DSP. Rimase nella comunità di Milland per sei anni, impegnato nell’animazione missionaria. Con l’avanzare della malattia, nel 2005 fu costretto a passare nella Casa per Anziani e Ammalati di Ellwangen, dove è deceduto il 1° novembre 2012 ed è stato sepolto nel cimitero di St. Wolfang.
Da Mccj Bulletin n. 254 suppl. In Memoriam, gennaio 2013, pp. 85-88.