In Pace Christi

Zini Giusto

Zini Giusto
Data di nascita : 14/04/1928
Luogo di nascita : Recoaro/VI/I
Voti temporanei : 09/09/1950
Voti perpetui : 09/09/1956
Data ordinazione : 15/06/1957
Data decesso : 16/10/2013
Luogo decesso : Verona/I

P. Giusto Zini ha vissuto la sua morte come un supremo atto di amore e di abbandono al Dio dei viventi e non dei morti. È potuto giungere a questa chiara visione della vita avendo vissuto lunghissimi anni nella malattia: amava la vita proprio perché si ricordava ogni giorno della sua morte, avendo subito fin da giovane due gravissime operazioni al cuore.

Cenni biografici
Nato a Recoaro (Vicenza) il 14 aprile 1928, emise i primi voti nel 1950 e quelli perpetui nel 1956. Fu ordinato sacerdote nel 1957 a Milano. Durante la sua permanenza in Portogallo, dal 1957 al 1960, in vista della sua partenza per la missione in Mozambico, si manifestò la sua grave insufficienza cardiaca, per cui dal 1960 è sempre appartenuto al Distretto della Curia.

Rispondendo a P. Isaías da Rocha Pereira, che gli chiedeva di esprimere le sue impressioni sul periodo trascorso in Portogallo, P. Giusto scriveva: “Sono arrivato a Viseu all’inizio di novembre del 1957 assieme a P. Alfonso Cigarini, portando parecchie valige piene di materiale elettrico per la casa di Viseu, dove ho trovato una comunità che mi ha accolto festosamente e con tanta gioia. L’impatto per me è stato bello e interessante. Ho cominciato subito a studiare la lingua. In primavera sono stato mandato al Faleiro, nella quinta, con Fr. Giovanni Vian e Fr. Virginio Taglioretti, incaricati di sistemare la casa in vista di un’abitazione per gli aspiranti Fratelli. Eravamo affiatati e contenti. Con l’anno scolastico sono stato inviato a Viseu, come confessore e direttore spirituale dei piccoli. Nel periodo di Natale ero a Lisbona per il presepio. Nel gennaio 1959 ho cominciato a sentirmi poco bene; i reumatismi mi facevano soffrire, il cuore ne risentiva; in marzo sono stato ricoverato all’ospedale, dove ero in condizioni precarie, tanto che da P. Osgnach ho ricevuto il sacramento degli infermi. In aprile ho cominciato a migliorare lentamente, poi mi sono ripreso benino e ricordo un pellegrinaggio a Santiago de Compostela in luglio, prima di ritornare in Italia su suggerimento dei medici”.

A proposito della permanenza in Portogallo, P. José de Sousa, alla notizia della morte ha voluto scrivere questo biglietto: “Mi sento in dovere di sottolineare quanto ricordo quegli anni, mentre ero novizio a Famalicão e poi scolastico a Maia. P. Giusto ha lasciato qui un bel ricordo e anche nella piccola comunità di Faleiro, dove erano presenti anche i miei genitori e due fratelli. Ugualmente a Viseu, dove si trovava in attesa di partire per il Mozambico, è stato ricordato per molto tempo, per la sua pietà, il suo zelo e il suo interesse per la Provincia; interesse che ha sempre continuato ad avere, anche dopo tanti anni. Quando ci incontravamo a Roma, s’informava, mi chiedeva notizie del Portogallo e diceva che la Madonna di Fatima ci avrebbe protetto e aiutato con nuove vocazioni”.

Aspetti salienti della sua vita
P. Pietro Ravasio ha scritto la sua testimonianza su P. Giusto, sottolineando in particolare tre aspetti.
Fedeltà e silenzio. Per decenni fu segretario particolare dei Padri Generali (1960-1995). Riceveva i messaggi attraverso un magnetofono, li trascriveva e li riconsegnava al Superiore Generale. Il suo era un lavoro vissuto nel silenzio e nell’umiltà, nell’assoluta fedeltà e discrezione. Nella sua stanza, sul retro di un’immaginetta ho trovato, scritta da lui, la citazione del Salmo 138,1: “Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo”. In questo versetto sta il segreto della sua perseveranza in un ufficio che non era molto considerato e di scarsa soddisfazione umana.

Tra il 1960 e il 1970 fu anche economo della comunità. Inoltre, ogni giorno usciva per celebrare l’Eucaristia in una comunità di suore. Questo ministero, che era tra quelli che la salute gli consentiva, lo consolava molto. Inoltre, la domenica, prestava il servizio del sacramento della riconciliazione nella chiesa del Buon Pastore alla Montagnola.
Coordinamento dei benefattori per la comunità della Curia. In questo incarico ha realizzato nella sua vita la terza beatitudine: “Beati i miti perché erediteranno la terra”.

È evidente che in quest’ufficio ciò che appariva era il sostanzioso contributo che ne derivava per il mantenimento e le attività della numerosa comunità della Curia. Sosteneva anche progetti che gli venivano sottoposti dai vari territori missionari. Ma P. Giusto amava i suoi benefattori al di là di questo e ne era riamato. Ci sono varie testimonianze del cambiamento di vita avvenuto in persone che lo hanno avvicinato. La sua mitezza l’ha reso soprattutto un custode delle vicende di molte famiglie, che riponevano in lui una piena fiducia e con dolore sentiranno ora la sua mancanza.
Soffrire con Cristo per essere glorificati con Lui. In questi ultimi dieci anni ho sempre concelebrato con lui nel “coretto” della cappella della casa generalizia. P. Giusto viveva intensamente la Messa, stando seduto, manifestando la sua continua debolezza che lo faceva appartenere a Cristo con il suo corpo malato, perché era proprio per questo configurato a Lui: “Se noi soffriamo con Lui lo facciamo per essere glorificati con Lui” (Rm 8,17).

Dalla sua sofferenza non nasceva solo la convinzione che “il momentaneo e leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria” (2 Cor 4,17) ma anche, fin da ora, la gioia. Infatti, P. Giusto nella comunità era spesso animatore di questa gioia e centro di attenzione per la sua bontà naturale. Gli piaceva scherzare e, ironizzando sul suo nome, diceva di essere l’unico “Giusto” di tutto l’Istituto. Da oggi la sua presenza, iniziata con l’apertura della casa generalizia di Roma (1964), sarà solo un ricordo riconoscente per ciò che ha fatto e per l’esempio che ci ha dato.

L’omelia del funerale
P. Giusto è morto il 16 ottobre, all’età di 85 anni, nella Casa Madre di Verona, dove si trovava da alcuni mesi per cure.
P. Jorge O. García Castillo nell’omelia del funerale ha detto: “Ho davanti a me una delle ultime fotografie di P. Giusto (forse l’ultima) mentre si prepara a tagliare la torta per i suoi 85 anni, a Roma. Gli piaceva celebrare bene il suo compleanno. Ora mi sembra di avere capito il perché: amava la vita e voleva celebrarla. A volte dimenticavo di fargli gli auguri e allora mi diceva: ‘ti sei scordato di farmi gli auguri – non sai che oggi compie gli anni la mia sorella gemella’? In quelle occasioni diventava felice come un bambino. Dovrei aggiungere però che la vita che veramente amava, quella con la ‘V’ maiuscola, era la vita che si raggiunge solo nella piena comunione con ‘il buon Dio’, come amava chiamarlo.
Da quando sono a Roma – poco più di cinque anni – mi ha chiamato tante volte nel suo ufficio per la confessione. ‘Vieni a confessarmi – diceva – così, se il Signore vuole chiamarmi, sarò pronto per andargli incontro nell’aldilà’. Allora gli dicevo scherzando: ‘E se non c’è l’aldilà?’. ‘Certo che c’è – rispondeva senza esitare. Se c’è l’aldiquà, per forza c’è anche l’aldilà. E quella vita sarà di sicuro migliore’. Per questo, e per tanti altri atteggiamenti, posso testimoniare che P. Giusto era un uomo di fede e un uomo di preghiera che alimentava anche con le pratiche di pietà. Tutti i pomeriggi si sedeva in fondo alla nostra cappella per recitare il rosario con altre persone e con qualche nostro confratello. Dopodiché, si fermava ancora per partecipare alla Messa, che offriva per i benefattori dell’Istituto. La sua fede e la sua preghiera le ha condivise con tante persone, specie nella parrocchia del Buon Pastore, dove ha svolto il suo ministero per una trentina d’anni. Anche quando aveva smesso di andare in parrocchia, la gente lo ricordava ancora con affetto.

A modo suo P. Giusto ha fatto anche un bel lavoro di animazione missionaria, mantenendosi in contatto con i nostri benefattori. Un servizio che ha portato avanti fino a poco tempo fa. “A modo suo”, poiché non era mai entrato appieno nel mondo delle nuove tecnologie; manteneva i contatti tramite lettere, chiamate telefoniche, invio di propaganda missionaria, auguri natalizi e pasquali. In questo modo, senza fare chiasso, realizzava un bellissimo lavoro per far diventare realtà la ‘globalizzazione della solidarietà’, specialmente verso i fratelli e le sorelle più lontani e bisognosi. Li incoraggiava a far parte del carisma missionario.

Accennavo prima al fatto che, grazie a questo suo lavoro, conosceva tante persone che gli hanno voluto bene. Ieri, prima di partire, alcuni dei nostri impiegati mi hanno detto: ‘Salutaci P. Zini, digli che gli vogliamo bene e che ci mancherà. Digli che gli inviamo un abbraccio affettuoso e un grande bacio’. Credo che l’essere stato amato da tante persone sia dovuto al fatto che è sempre stato un uomo semplice e gentile. P. Giusto, soprattutto nel portare la sua croce fisica, è stato davvero un autentico discepolo di Comboni e di Cristo”.
Da Mccj Bulletin n. 258 suppl. In Memoriam, gennaio 2014, pp. 108-112.