In Pace Christi

Bianchi Sebastiano

Bianchi Sebastiano
Data di nascita : 20/01/1928
Luogo di nascita : Montegrino/I
Voti temporanei : 09/09/1947
Voti perpetui : 20/09/1951
Data ordinazione : 07/06/1952
Data decesso : 05/09/2016
Luogo decesso : Milano/I

Nato a Montenegrino (Varese) il 20 gennaio 1928, entrò il 1° settembre 1945 nel noviziato di Venegono, dove due anni dopo emise i voti temporanei. Continuò gli studi alla Scuola apostolica di Brescia, dove fu prefetto. Il 20 settembre 1951 emise i voti perpetui e fu ordinato sacerdote a Milano nel 1952.

Come necrologio, riportiamo ciò che P. Sebastiano stesso ha scritto in occasione del suo 50° anniversario di sacerdozio, nel 2002, per il “Quaderno dell’Amicizia, F.A.C.E.”.

Breve cronaca della mia vita missionaria
Penso a voi tutti, amici, compagni di sacerdozio e partecipi della medesima avventura missionaria. Cerco di immaginare quale sia stata la vicenda della vita sacerdotale di ognuno di noi a servizio della Missione in varie parti del mondo. Spero di avere qualche notizia di voi attraverso il Quaderno dell’Amicizia, ora che sono passati tanti anni dal giorno in cui ci siamo visti l’ultima volta. Da parte mia voglio tracciare una breve cronaca della mia vita missionaria per ricordare e ringraziare. Cosa renderò al Signore per tutto quello che ha fatto per me?

Il 7 giugno 1952, alla fine della cerimonia dell’ordinazione, P. Medeghini ha consegnato anche a me la prima obbedienza missionaria: ‘Sei destinato al Libano per studiare arabo per poi andare in Sudan’. Il biglietto era accompagnato da un’immagine di S. Teresina che ancora conservo. In agosto sono partito con P. Brambilla, P. Boffelli e P. Brundu per Zahle, in Libano, accolti da P. Figini. Abbiamo avuto l’occasione di visitare la Terra Santa, dove all’arrivo abbiamo trovato tutto fermo e in silenzio: era ‘Sabbato’ e noi non lo sapevamo. Siamo stati portati nei vari posti dalla polizia israeliana. Nella basilica sul Monte Carmelo, ruotando la grande statua (girevole) della Madonna verso l’Africa, ho affidato a Lei, Regina della Nigrizia, tutta la mia vita missionaria e Lei è stata meravigliosamente fedele e l’ho ritrovata sempre vicina a me, sulla mia strada.

In seguito sono andato a Khartoum per continuare lo studio della lingua araba al Comboni College e avendo cura degli studenti interni. Da lì, P. Todesco mi destinò al Bahr el Ghazal, dove sono rimasto fino all’espulsione dei Missionari nel 1964. 

In Sudan
In Sudan ho vissuto anni indimenticabili. Ho avuto contatto cordiale con gli arabi, ho visto il sorgere della ribellione che ancora perdura, ho assistito alla condanna a morte dei primi guerriglieri denka, ho avuto come compagno P. Barnaba Deng che lasciai solo nella missione di Aweil e che fu ucciso poco dopo la nostra espulsione.

Gli anni nel Bahr el Ghazal sono stati come un sogno meraviglioso: lo studio della lingua, i primi battesimi di denka e jur, le preghiere appassionate delle donne mussulmane davanti all’immagine di Maria nella nostra chiesetta di paglia, i viaggi a cavallo e a piedi attraverso boschi, paludi immense come il mare... affrontando leoni e dragoni, e tanti pericoli, sempre protetto, è mia convinzione, da san Giuseppe. Ho visto la fame: centinaia di persone sdraiate davanti alla nostra abitazione, sfinite per la fame.

Conservo un carissimo ricordo dei Fratelli Coadiutori dai quali sono stato iniziato alla vita missionaria. Ricordo in modo particolare e con tanta riconoscenza e affetto, i fratelli Grismondi Giosuè, Zanetti Angelo, Cicenia e Fiori.

E poi l’espulsione di tutti i Missionari nel marzo 1964. I soldati con i fucili puntati, i cristiani a spiarci da dietro le piante per un furtivo saluto, il loro correre in chiesa a consumare in un’ultima Comunione le sacre specie che abbiamo dovuto abbandonare.

Non posso dimenticare le lacrime di Mons. Ireneo Dud all’aeroporto di Wau, dove ci diede l’assoluzione generale prima di salire sugli aerei. Anche lui rimase solo.

Ritornato in Italia con passaporto stampato FINAL, sono stato cinque anni a Rebbio e di là ha avuto inizio un nuovo periodo di vita missionaria.

In Uganda
Il P. Generale mi chiese in quale missione avrei preferito tornare. Risposi: in qualunque missione, eccetto l’Uganda (che allora aveva fama di essere il paese più cristiano dell’Africa). E infatti, nel 1970, fui mandato proprio in Uganda dove mi trovo da 32 anni. Ringrazio la Provvidenza di aver scelto per me questa meravigliosa e difficile terra di missione. Sono stati anni pericolosi, fughe nei boschi, paure e pericoli. Spesso in situazioni disagevoli e stressanti. Ho potuto svolgere un intenso apostolato con tanta fatica, ma con tante soddisfazioni e benedizioni. Ho avuto la grazia di sentirmi a casa, tra tante persone amiche e buone, aperte al Vangelo, che hanno aiutato la mia fede.

Ho incontrato dei santi, specialmente catechisti, amici fedeli ed esempio, a volte eroico, di amore al Signore con totale dedizione.

Ho vissuto la grazia e l’affanno di stimolare la Chiesa a crescere e diventare autosufficiente e matura, ho provato sofferenza nel constatare anche tante carenze, specialmente nei sacerdoti. Ma soprattutto ho incontrato Maria, la santa Madre della Chiesa, mia Signora e mia Madre, che mi ha dischiuso orizzonti nuovi di vita spirituale e di apostolato missionario in molte occasioni. E specialmente nel Santuario preparato per Lei, meta di migliaia di pellegrini, riscontro della sua speciale presenza per me e per tanta gente che a lei ricorre con fede e devozione. La prontezza e la semplicità con cui molti accettano l’invito alla consacrazione totale a Maria, sono per me uno stimolo e un esempio di cui sono immensamente riconoscente.

In questo contesto mariano, nel silenzio e nella solitudine, ma con tanta pace e gratitudine di cuore, celebrerò il mio 50° di Sacerdozio e la mia Messa d’oro. Tengo davanti a me il poster con le nostre foto e ricordo uno ad uno tutti voi, con ammirazione e amicizia.

Rinnoviamo la nostra determinazione di continuare fino alla fine con la ferma speranza di ritrovarci là dove Gesù e Maria ci accoglieranno per la ricompensa eterna che ci è stata promessa. Vi saluto e vi abbraccio con affetto dovunque siate sparsi nel mondo missionario.

Gli ultimi anni
P. Sebastiano è rimasto a Iceme, come superiore locale, fino al 2009. È rientrato poi in Italia per cure; prima a Milano e poi a Rebbio. È deceduto a Milano il 5 settembre 2016.

Da Mccj Bulletin n. 270 suppl. In Memoriam, gennaio 2017,  pp. 120-124.