In Pace Christi

Zanotto Luigi

Zanotto Luigi
Data di nascita : 21/11/1940
Luogo di nascita : Povegliano/I
Voti temporanei : 09/09/1964
Voti perpetui : 09/09/1967
Data ordinazione : 30/06/1968
Data decesso : 17/03/2018
Luogo decesso : Newark/USA

P. Luigi Zanotto era nato a Povegliano (Verona, Italia), il 21 novembre 1940, in una famiglia molto devota, con otto figli. Due suoi fratelli, Giovanni (deceduto) e Agostino, e sua sorella Anastasia hanno condiviso la sua vocazione missionaria comboniana, mentre la sorella Agnese era entrata in un Istituto di clausura.

In Messico (P. Enrique Sánchez G.)

P. Luigi fu destinato alla provincia del Messico l’11 aprile del 1973 “per lavorare fra gli indigeni” come specificava il Superiore Generale nel modulo della destinazione. Infatti, la provincia del Messico aveva da poco assunto un impegno pastorale fra gli indigeni Chinantla dello stato di Oaxaca.

Prima del suo arrivo in Messico, P. Luigi era rimasto alcuni anni in Italia, nelle comunità di Bari e Sulmona, come formatore e nell’anno 1972-73 aveva studiato a Roma, all’Università Gregoriana, dove aveva ottenuto il baccellierato in teologia con specializzazione in pastorale.

In Messico, la sua prima missione fu Chiltepec a Oaxaca, una piccola parrocchia appartenente a quella che oggi è la diocesi di Tuxtepec. Nel settembre del 1975, come leggiamo in una sua lettera, iniziò la costruzione degli edifici parrocchiali che avrebbero dovuto essere terminati per Natale. Fin dall’inizio, infatti, dimostrò la sua capacità di lavoro e l’interesse a migliorare le strutture della missione. Ma l’aspetto più importante fu il desiderio di andare a fondo della realtà del mondo indigeno con una preoccupazione pastorale che lo ha sempre accompagnato.

In una lettera del maggio 1976, P. Pini gli scrisse proponendogli un cambio di missione per entrare a far parte del gruppo missionario che stava iniziando un lavoro pastorale nella colonia Virgencitas, alla periferia di Città del Messico. La proposta lo lasciò alquanto perplesso; comunque, dopo aver espresso le sue idee, diede la sua disponibilità per questo lavoro nuovo, che veniva chiamato “esperienza di missione urbana”.

Nel dicembre del 1977, mentre era ancora a Chiltepec, fece sapere che l’arcivescovo di Oaxaca gli aveva chiesto di rimanere qualche mese a Tuxtepec per seguire i giovani e cominciare l’apertura della parrocchia nella “Colonia 5 de mayo”. Vi rimase fino all’ottobre del 1979, seguendo i lavori di costruzione della parrocchia e introducendo quello che sarebbe stato il suo successore. Intanto, aveva ottenuto di tornare in Europa per proseguire gli studi di pastorale e catechesi, come aveva chiesto.

Il 23 giugno 1980 P. Luigi scriveva da Limón (Costa Rica), dove sta lavorando in una zona abitata da una significativa popolazione afro e dove ancora una volta si distinse come un missionario dedito, lavoratore, vivace e creativo. Scriveva: “Per incarico del vescovo, sto coordinando nel presbiterio una riflessione teologica per un’attualizzazione e un rinnovamento nel clero e inoltre tengo ritiri, conferenze, corsi di formazione per laici impegnati, formazione di comunità e di responsabili di comunità. Possiamo essere contenti della considerazione e stima del vescovo e dei sacerdoti nei confronti di noi Comboniani. Vi sono momenti di prova ma è normale per il nostro ruolo specifico di stimolo nello sviluppo di una Chiesa locale”.

Nel settembre del 1981 poté finalmente andare in Spagna, dove iniziò il corso sulla catechesi. Vi rimase quattro anni: era uno studente brillante, che si applicava molto e con buoni risultati. Alla fine tornò in Messico con il dottorato in Pastorale e Catechesi e gli fu proposto di rientrare nella diocesi di Tuxtepec per incaricarsi dell’organizzazione e direzione dell’Istituto di Papaloapan. Cominciò il lavoro con entusiasmo e dedizione anche se non sempre si sentì sostenuto e compreso.

In quello stesso periodo gli fu chiesto di assumere il segretariato nazionale di Evangelizzazione e Catechesi. Si impegnò a portare avanti il progetto di una succursale dell’Università Iberoamericana a Tuxtepec per la formazione dei laici. Ci furono anche dei momenti di tensione e difficoltà nei rapporti con il gruppo comboniano e con il vescovo.

Nel 1988, su richiesta di Mons. Rafael García, presidente della commissione episcopale di evangelizzazione e catechesi, P. Luigi poté continuare, per altri tre anni, il suo servizio di segretario della suddetta commissione, con l’assenso del provinciale.

“Tutti questi anni passati nella provincia del Messico sono stati, per P. Luigi, anni di intenso lavoro missionario – conclude P. Enrique –. Come si legge nelle sue lettere, P. Luigi riconosceva i suoi limiti e le difficoltà che a volte incontrava per il suo carattere, ma ciò che rimane è la testimonianza di un missionario che ha amato la sua gente e ha cercato di contribuire come sacerdote e come comboniano a seminare vita nel cuore di quanti ha incontrato sul suo cammino.

Ringraziamo il Signore per la vita, il lavoro, la presenza e la testimonianza che P. Luigi ci ha lasciato nei 20 anni in cui è stato membro della provincia del Messico. La sua presenza fra gli indigeni Chinantla e nella missione di Limón in Costa Rica, il suo contributo qualificato nel segretariato nazionale di evangelizzazione e catechesi sono di certo semi che continuano a dare frutti e pietre nascoste nella costruzione del Regno per il quale Luigi ha lavorato con entusiasmo”.

Nella NAP (P. Joseph Bragotti)

Dopo un anno dedicato allo studio dell’inglese, nel 1992, P. Luigi andò negli Stati Uniti per un servizio di due anni, che si prolungò con la sua assegnazione alla NAP dal 1 gennaio 1993. La sua prima comunità fu la parrocchia afroamericana gestita dai Comboniani a Compton, in California, a sud di Los Angeles. A proposito di quel periodo P. Tesfamariam Ghebrechristos ha scritto: “Ricordo bene quando abbiamo lavorato assieme, per tre anni, nella parrocchia di S. Alberto Magno. È stato un periodo bello e fruttuoso. Abbiamo portato avanti la cura pastorale come comunità comboniana e come amici”.

Man mano che P. Luigi conosceva meglio la popolazione latina dell’Arcidiocesi di Los Angeles, si rendeva conto della necessità di preparare i responsabili di quella complessa comunità, composta di immigrati provenienti da una varietà di paesi, culture e tradizioni religiose. Fu così che per il resto della sua vita, a volte anche da lontano, coprendo la distanza con frequenti viaggi, è stato un aiuto indispensabile degli uffici locali di pastorale e catechesi, contribuendo alla formazione di diaconi e catechisti e diventando un conferenziere ben conosciuto negli eventi nazionali.

Alcuni anni più tardi, quando gli fu chiesto di assumere un nuovo incarico, Sr. Edith Prendergast, RSC, direttrice dell’ufficio di educazione religiosa a Los Angeles, scrisse queste parole: “Scrivo per farti conoscere il grande ministero che P. Luigi sta facendo nella nostra comunità ispanica. Ci ha assistito per diversi anni come insegnante e presentatore per il nostro Istituto biblico spagnolo e per il Ministero catechistico per adulti. È una risorsa meravigliosa e una persona dotata”. E diversi altri uffici dell’arcidiocesi sono stati unanimi nel riconoscere il dono di P. Luigi come insegnante, guida e conferenziere.

Dopo il primo periodo di esperienza e adattamento alla vita della NAP a S. Alberto Magno, P. Luigi fu incaricato dell’amministrazione della parrocchia ispanica di Santa Cecilia. Ancora una volta, mostrò la sua capacità di pensare “fuori dagli schemi” e di individuare i bisogni della gente. In una comunità come quella, in cui culture, tradizioni e nazionalità diverse sono invitate a pregare, a vivere e a lavorare insieme, le tensioni sono destinate a emergere se, per motivi di organizzazione e di uniformità, vengono trascurate le tradizioni importanti delle varie pietà popolari. P. Luigi fu pronto a riconoscere il problema e a ridare nuova vita a queste tradizioni. Incoraggiò la formazione di gruppi speciali all’interno della parrocchia: ad es. i messicani di Oaxaca riportarono in vita la devozione alla Vergine di Soledad, i guatemaltechi introdussero la loro devozione alla Croce Nera di Esquipula, la Posada messicana divenne una tradizione del periodo natalizio, ecc. E, come si sa, l’entusiasmo è contagioso e ben presto… tutti festeggiavano la festa di tutti gli altri gruppi! La parrocchia era di nuovo viva.

Nel 2006, P. Luigi fece un anno sabbatico per finire di scrivere i suoi tre volumi sulla Catechesi: Profundizando y madurando nuestra fe (Approfondendo e sviluppando la nostra fede). Il materiale proveniva dalla sua tesi di dottorato e dai corsi che aveva tenuto ai catechisti; si dice che nel corso della sua vita ne abbia formati quasi 20.000.

Alla fine del suo anno sabbatico, ci fu un altro grande cambiamento nella vita di P. Luigi: gli fu chiesto di trasferirsi sulla costa orientale nordamericana e assumere un nuovo ministero nel campo di giustizia e pace, campo per il quale confessò di non avere nessuna particolare inclinazione. Comunque, finì per accettare l’impegno.

La travagliata decisione della NAP, nel 2009, di assumersi la responsabilità di Santa Lucia a Newark, New Jersey, una parrocchia multietnica che era stata originariamente italiana, diede nuova vita alla comunità di Montclair, NJ, e a P. Luigi fu chiesto di vivere in parrocchia per un anno; alla fine, divenne un impegno comunitario con P. Luigi come parroco.

Fu lì che lo colpì la malattia che l’avrebbe portato alla morte, un tumore cerebrale aggressivo. Tuttavia, ebbe ancora la possibilità di rinnovare strutture fatiscenti e di avvicinare e mettere assieme persone provenienti dalle situazioni più diverse. P. Paul Donohue, che ha condiviso con lui il ministero e lo ha assistito come un fratello durante la malattia, ha scritto: “Qui a Santa Lucia, come un padre – un buon pastore – P. Luigi ci ha portato a considerarci come una famiglia di credenti. Veniamo da molti popoli: europei, africani e ispanici, tuttavia dobbiamo amarci e aiutarci l’un l’altro come ha fatto Gesù. Il nostro amore e l’assistenza reciproca devono essere realizzati all’interno della società e non nell’isolamento”.

P. Luigi è tornato al Padre il 17 marzo 2018. Il suo funerale è stato una testimonianza della sua vita sacerdotale spesa per il popolo e questo è stato messo in risalto anche dalla partecipazione attiva della polizia e dei vigili del fuoco della città di Newark, di cui era diventato l’amato cappellano.

Non è facile riassumere con efficacia la vita e il contributo missionario di P. Luigi. La sua fede forte era un’eredità familiare. Il suo spirito missionario è stato quello di san Daniele Comboni che, nella sua vita, tra un agire secondo le regole o scegliere nuove vie, ha scelto queste e ci ha fatto il dono della vita missionaria. P. Luigi era uno studioso brillante e un uomo dotato di un vivace senso dell’umorismo. Era uno spirito libero, che non si lasciava facilmente imprigionare dalle consuetudini. Conosceva il significato della sofferenza e questo lo rendeva compassionevole. È stato un amico leale che ci mancherà fino a quando non lo rincontreremo di nuovo.
Da Mccj Bulletin n. 278 Suppl. In Memoriam, gennaio 2019, pp.39-44.