Riassumiamo la vita di Fr. Giuseppe Zamboni con le sue stesse parole. “Sono nato a Scardevara (Verona) il 25 settembre 1936. Sono vissuto quasi sempre nel paese fino a quando sono entrato nel Noviziato dei Missionari Comboniani a Firenze per farmi fratello missionario all’età di 19 anni, il 5 settembre 1955. Prima di farmi religioso, ho lavorato per quattro stagioni nella ditta Vittorio Meneghini. Da piccolo volevo farmi sacerdote missionario, così ho passato un periodo di tempo in seminario, ma poi sono stato consigliato di uscire per mancanza di vocazione… Più tardi, all’età di 18 anni, un missionario mi chiese all’improvviso: “Perché non ti fai fratello missionario?”. Gli risposi: “E perché no?”.
Poi, quante lotte interiori si susseguirono e per casualità (voluta da Dio) trovai nel noviziato come confessore lo stesso padre che mi aveva consigliato di uscire per vocazione incerta. Ma il Signore ha messo sul mio cammino un santo sacerdote, che ancora vive e ha oltre cento anni, assicurandomi in nome di Dio che la mia vocazione era certa. Così ho sempre camminato con gioia e fiducia in mezzo a non poche difficoltà ma nella gioia di Gesù che, per sua grazia mi avrebbe sempre sostenuto. E così è stato e spero lo sia fino all’ultimo respiro della mia vita. Quindi ho tanto da ringraziare il Buon Dio per questa bella vocazione che tanto amo.
Dopo il noviziato e 6 anni passati in Italia, ho girato un po’ il mondo, solo e sempre per obbedienza, nel servizio di Dio e dei nostri fratelli e sorelle. Sono stato un anno in Inghilterra, 11 anni in Brasile, come addetto alle costruzioni nello stato di Espírito Santo, 6 anni in Spagna come formatore (o “deformatore”), quasi 7 a La Paz, in Messico, Baja California (come tipografo, nella Città dei Ragazzi), e i restanti qui in Malawi e Zambia. Da oltre tre anni mi trovo nel noviziato di Lusaka, conoscendo e amando Dio e i fratelli, e preparandomi alla Buona Morte… ringraziando tanto il Signore per questa vocazione… per la mia buona famiglia, specialmente nonna Augusta, per i parroci e tutta la buona gente di Scardevara”.
Dall’omelia del funerale
Senza dubbio – ha detto P. Renzo Piazza nell’omelia per il funerale – Fr. Giuseppe ha lasciato questo mondo circondato da persone che lo hanno amato e che sono state testimoni che la sua è stata un’esistenza vissuta nell’amore. Ha scritto un confratello: “Sono ancora qui a pensare e a pregare per il buon Bepi. A me ha insegnato le cose fondamentali della vita missionaria e cioè lavoro e preghiera, nella massima umiltà. Non ha mai imparato il chichewa e neppure l’inglese ma ha parlato sempre con la sua vita la lingua che noi di certo non abbiamo ancora imparato bene e cioè quella dell’Amore. Ha amato tanto. Forse anche per questo il suo cuore a furia di amare si è stancato. Lo porto nel cuore. Lui dall’alto continuerà a pregare per noi. Ne sono certo”.
Due parole sintetizzano l’esperienza umana e spirituale del discepolo del Signore: amare e servire. Amare e servire è anche la sintesi della vita di Fr. Giuseppe Zamboni, 83 anni, di cui 62 spesi come fratello missionario comboniano per amare e servire i fratelli dell’Inghilterra, del Brasile, della Spagna, del Messico, del Malawi-Zambia e dell’Italia.
Nel 1985 così scriveva alla famiglia: “Di salute sto benissimo anche se una stanchezza cronica mi sta sempre addosso e non mi lascia fare quello che tanto desidero”. La vita di Fr. Giuseppe si è riempita di lavoro, di servizio e di fatica, senza sosta. Ed era piena d’amore per la sua famiglia alla quale, sempre nel 1985, scriveva: “Se sapeste quanto vi voglio bene e come spesso penso a voi col grande desiderio di rivedervi e passare assieme almeno un poco di tempo; però la vita missionaria che il Signore nella Sua infinita bontà e misericordia mi ha dato, richiede anche questi sacrifici e rinunce”.
Un ultimo pensiero di riconoscenza va ai confratelli del Malawi-Zambia che hanno saputo creare situazioni di amicizia e di fraternità in cui anche i parenti di Fr. Giuseppe sono rimasti partecipi e coinvolti, associandosi e collaborando al lavoro missionario. Hanno mantenuto negli anni rapporti di stima e di riconoscenza con lui, venendolo a visitare e ricordando i buoni esempi della sua vita per l’edificazione di tutti.
Nel 2015 era tornato in Italia per cure ed era andato a Castel d’Azzano, dove si è spento serenamente, dopo aver ricevuto l’unzione dei malati, attorniato dai confratelli e in compagnia dei parenti il 14 dicembre 2019.
Da Mccj Bulletin n. 282 Suppl. In Memoriam, gennaio 2020 pp. 132-135.