In Pace Christi

Weeger Franz

Weeger Franz
Data di nascita : 13/04/1939
Luogo di nascita : Gern (D)
Voti temporanei : 16/07/1960
Voti perpetui : 05/02/1965
Data ordinazione : 06/03/1966
Data decesso : 31/03/2023
Luogo decesso : Lima (PE)

La mattina del giorno in cui padre Franz Weeger è morto, il 31 marzo scorso, in comunità ci è venuto spontaneo cantare il salmo invitatorio (Ps 94) all’inizio della nostra preghiera delle Lodi. A Franz piaceva in modo particolare questo salmo, soprattutto la seconda strofa: «Dio è il Signore… Nella sua mano sono gli abissi della terra, e sono sue le vette dei monti».

Tra le fantastiche vette delle Ande, “padre Pancho” – così lo chiamava la gente, usando il diminutivo di Francisco – ha vissuto per più di 50 anni… e sempre “ad alta quota”, tra i 2.800 e i 4.500 metri. Queste montagne, le cui cime raggiungono il cielo e parlano più di ogni altra creatura della incredibile fantasia artistica del Creatore, gli sono sempre state care.

Franz nasce il 13 aprile 1939 a Gern, una minuscola frazione della città di Ornbau, nel distretto di Ansbach (Baviera). [Ornbau è stata culla di molte vocazioni comboniane, tra cui mons. Lorenzo Unfried Gimpel (1919-1988), dapprima vescovo ausiliare di Arequipa (1969-1979) e poi vescovo di Tarma (1980-1988), in Perù, e padre Rudolf Friedl, a lungo missionario in Sudafrica].

A 11 anni, Franz entra nel seminario comboniano di Ellwangen. Il 1° luglio 1959 inizia il noviziato a Mellatz, che conclude un anno dopo con i voti temporanei. A luglio 1960 inizia lo scolasticato a Bamberg. Il 5 febbraio 1965 fa la professione perpetua e il 6 marzo 1966 è ordinato sacerdote.

Sei mesi dopo, è già in Perù, a Tarma, centro dell’omonima diocesi. A marzo 1967, è destinato alla parrocchia di Cerro de Pasco, come parroco. I 4.500 metri di altitudine non gli procurano fastidio. Anzi, si sente subito a casa sua. E ci rimane fino a giugno 1973, quando si traferisce nella città di Junín, sempre come parroco, dedicandosi alla pastorale sia della città che dei villaggi circostanti, per più di 12 anni.

Nel 1985, torna alle care montagne di Cerro de Pasco, dove rimane per tre anni. Dal 1989 al 1993 è impegnato nel mistero a Tarma, presso la cattedrale. Nel 1994 è assegnato alla parrocchia di Yanahuanca, dove rimane fino al 2003.

Dovunque vada, è apprezzato per la sua dedizione alla pastorale e la sua attenzione alla gente. Il suo carattere un po’ brusco non gli impedisce di tessere buone relazioni con tutti.

Dall’inizio 1999 a dicembre 2004, padre Pancho è anche consigliere provinciale. In questo ruolo, offre preziosi contributi alla provincia, grazie alla sua profonda conoscenza della storia del Perù e della presenza comboniana nel paese. I suoi argomenti e suggerimenti sono sempre bene accolti.

Nel 2004 è destinato alla parrocchia di Huánuco, dove si butta nella pastorale rurale, soprattutto nelle zone di Margos e Chaulan. Ma, lentamente, la salute lo costringe ad abbandonare le visite ai villaggi e alle comunità disseminati nella vasta parrocchia e a limitarsi a dare una mano nella parrocchia di San Pedro.

Lo scoppio della pandemia Covid-19, con l’obbligo di isolamento, gli risulta pesantissima, perfino insopportabile. La sua salute peggiora sempre di più. Finché il 10 febbraio 2023 è costretto ad arrendersi e a chiedere di essere portato alla residenza provinciale a Lima. A tutti dice: «È la mia ultima tappa». Il 31 marzo, muore circondato dall’amore e dalle preghiere dei confratelli.

Ho trascorso con lui gli anni del seminario minore, del noviziato e dello scolasticato. In Perù, siamo stati assegnati a missioni e parrocchie diverse, ma ho avuto la fortuna di condividere con lui alcuni anni come membri dello stesso consiglio provinciale. E devo ammettere che in lui ho sempre trovato un compagno fedele e generoso… e puntualmente capace di sorprendermi. Quando è arrivata l’era dei mezzi di comunicazione digitali, ad esempio, si è subito interessato, entusiasmandosi e diventando in breve tempo un esperto utente di questi potenti strumenti di apostolato.

Sono certo che coloro che, come me, hanno avuto la fortuna di conoscerlo, ringraziano Dio per il dono della sua vita, della sua dedizione mostrata nei tanti anni trascorsi sulle Ande, e dell’amicizia che ci ha sempre mostrato. (Padre Alois Weiss, mccj)