Roma, martedì 2 aprile 2013
Il Forum Sociale Mondiale, questo grande cantiere di sogni e progetti per un mondo alternativo, ha chiuso i battenti con la marcia conclusiva in favore dei palestinesi nel pomeriggio del 30 marzo. Certamente per i tunisini questo evento è stato un momento straordinario che ha rafforzato la loro voglia di democrazia vera, di libertà, di giustizia. Parole che sono state pronunciate mille volte in questa settimana (26-30 marzo) soprattutto dalle donne e dai giovani entusiasti per questo Forum.

La decisione di celebrare il Forum Sociale Mondiale (FSM) a Tunisi è stata indubbiamente una grande scelta politica che avrà serie ricadute. La situazione però della Tunisia non è così rosea come potrebbe apparire da questi nostri diari. L’economia è in difficoltà, la disoccupazione è molto alta, la produzione mineraria crolla, il turismo vacilla e molti, soprattutto giovani, emigrano. Altrettanto difficile è la situazione politica, che s’intravede dalla presenza massiccia di polizia antisommossa. Alla vigilia del FSM sono stati arrestati circa 300 tunisini. Lo scontro poi fra laici e fondamentalisti è molto forte e la tensione resta alta.

Anche la ricerca di soluzione politica ai problemi è notevole. Interessanti le prese di posizione del partito di opposizione, il Fronte Popolare, sulla questione del debito. “Se davvero Francia, Germania, Italia – ha detto Jilani Hammami del FP – hanno simpatia per la Tunisia, che congelino il pagamento del debito estero per tre o quattro anni, in modo che il 18% del bilancio tunisino, così svincolato, possa essere consacrato alla creazione di posti di lavoro. Questo del debito è stato uno dei temi più dibattuti al FSM.

La mattina del 30 marzo il Forum ha vissuto il suo momento finale con la discussione nei gruppi di convergenza: solidarietà internazionale di fronte alla crisi, religione ed emancipazione, lavoro, povertà, salute e protezione sociale, le lotte contro i grandi progetti inutili, le migrazioni, l’estrazione mineraria, il futuro del FSM, la sovranità alimentare e tanti altri temi...

Molto vivace e con grande partecipazione popolare è stato il gruppo di convergenza: “Religione e partecipazione” che ha dibattuto il problema di come riuscire ad andare avanti senza farsi intrappolare dalla religione. Un dibattito aperto, a volte duro, fra i laici e i fondamentalisti tunisini. Una donna tunisina femminista ha aperto la discussione e con estrema libertà ha attaccato i tanti tabù della società tunisina, innescando così un acceso dibattito. Al termine della sessione, si è concordato di continuare questo dialogo fra laici e fondamentalisti, così importante per il futuro della Tunisia e del mondo islamico.

Una grave lacuna del FSM è stata quella di non aver saputo aiutare a creare reti a vari livelli, soprattutto su temi fondamentali come il land-grabbing, l’acqua, la lotta al nucleare o il debito. Nel pomeriggio si è tenuta la marcia conclusiva in favore dei palestinesi, un tema che ha molto segnato il Forum.

I missionari e le missionarie comboniane si sono poi ritrovati per continuare una loro riflessione sul FSM e su come proseguire il loro impegno su Giustizia, Pace e Integrità del Creato. Tutti hanno riconosciuto come una grazia, il fatto che il FSM si sia tenuto a Tunisi in questo momento storico e hanno ritenuto un dono questo incontro sia con il mondo tunisino che con le realtà di società civile. “Il FSM è un vero areopago – ha detto una sorella comboniana – dove è importante essere presenti con la nostra specificità di missionari e missionarie”.

In questo spirito hanno celebrato la Pasqua con la Chiesa locale nella cattedrale di Tunisi, e hanno sentito il soffio pasquale nella voglia di dignità e di liberazione del popolo tunisino. Dio è sempre presente in ogni movimento verso la libertà e la dignità. È questa la Pasqua che Dio sogna per i suoi figli e figlie.

I missionari hanno concluso il loro pellegrinaggio in terra tunisina tra le rovine di Cartagine, facendo memoria delle antiche comunità cristiane dei primi secoli, ricordando figure splendide come il vescovo Cipriano di Cartagine assieme al vescovo Agostino e al grande Tertulliano. Sono state ricordate anche le gesta di due grandi donne come Felicita e Perpetua che hanno pagato con il sangue la loro fedeltà a Cristo. Senza dimenticare che quelle antiche comunità cristiane tunisine hanno dato ben tre papi: Vittore, Milziade e Gelasio.

Dato che in questi giorni si è parlato tanto di dialogo con i musulmani, si è fatta memoria di Pierre Claverie, vescovo del dialogo, ucciso nel 1996 a Oran, che aveva usato un’espressione che i missionari presenti a Tunisi hanno fatto loro: “Non c’è umanità se non al plurale”.