Papa Francesco: “Pregare per la pace, in questo tempo di guerra mondiale”

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Giovedì 23 maggio 2024
Il Santo Padre ha concluso il ciclo di catechesi sulla virtù dedicando la catechesi all’umiltà: “Dove non c’è umiltà c’è guerra, discordia, divisione”. Al termine, un appello a pregare per la pace: “Preghiamo per la pace. Abbiamo bisogno di pace. Il mondo è in guerra. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina,... la Palestina,... Israele,... il Myanmar e non dimentichiamo i tanti Paesi in guerra”. [SIR]

“Dove non c’è umiltà c’è guerra, c’è discordia, c’è divisione”. Lo ha detto, a braccio, Papa Francesco, al termine della catechesi dell’udienza di ieri, dedicata all’umiltà, l’ultima del ciclo sulle virtù, dedicata all’umiltà, “una virtù che non fa parte del settenario di quelle cardinali e teologali, ma che è alla base della vita cristiana a conclusione del ciclo di catechesi sulle virtù. “L’umiltà è tutto”, ha affermato Francesco: “È ciò che ci salva dal Maligno, e dal pericolo di diventare suoi complici. È la fonte della pace nel mondo e nella Chiesa. Dio ce ne ha dato l’esempio in Gesù e in Maria, e l’umiltà è proprio la via, il cammino, la salvezza”. Durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha chiesto di pregare per le vocazioni e la vita consacrata, partendo da una consapevolezza: “c’è scarsità di vocazioni in Italia”. Poi l’appello a “pregare per la pace, in questo tempo di guerra mondiale”: “Preghiamo per la pace. Abbiamo bisogno di pace. Il mondo è in guerra. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, che sta soffrendo tanto”, l’elenco: “Non dimentichiamo la Palestina, non dimentichiamo Israele: che si fermi questa guerra! Non dimentichiamo il Myanmar e non dimentichiamo i tanti Paesi in guerra”.

“Nel cuore umano sorgono spesso deliri di onnipotenza, tanto pericolosi! E questo ci fa tanto male”, l’esordio della catechesi. L’umiltà, ha spiegato Francesco, “è la grande antagonista del più mortale tra i vizi, vale a dire la superbia”: “Mentre l’orgoglio e la superbia gonfiano il cuore umano, facendoci apparire più di quello che siamo, l’umiltà riporta tutto nella giusta dimensione: siamo creature meravigliose ma limitate, con pregi e difetti.” “La Bibbia fin dall’inizio ci ricorda che siamo polvere e in polvere ritorneremo”, ha ricordato il Papa, secondo il quale “per liberarci dal demone della superbia basterebbe molto poco, basterebbe contemplare un cielo stellato per ritrovare la giusta misura. La scienza moderna ci permette di estendere l’orizzonte molto molto di più, e di sentire ancora maggiormente il mistero che ci circonda e che ci abita. Beate le persone che custodiscono in cuore questa percezione della propria piccolezza: sono preservate da un vizio brutto, l’arroganza”. 

L’umiltà è la porta d’ingresso di tutte le virtù”, ha proseguito. “La misericordia, la purezza di cuore nascono da quel senso interiore di piccolezza”, ha spiegato Francesco, ricordando che “nelle prime pagine dei Vangeli, l’umiltà e la povertà di spirito paiono essere la fonte di tutto”. “L’annuncio dell’angelo non avviene alle porte di Gerusalemme, ma in uno sperduto paesino di Galilea, talmente insignificante che la gente diceva: ‘Da Nazaret può venire qualcosa di buono?’”, ha sottolineato il Papa, “ma è proprio da lì che il mondo rinasce”. “L’eroina prescelta non è una reginetta cresciuta nella bambagia, ma una ragazza sconosciuta: Maria”, ha osservato: “La prima ad essere stupita è lei stessa, quando l’angelo le porta l’annuncio di Dio. E nel suo cantico di lode, il Magnificat, risalta proprio questo stupore”.

“Dio è attratto dalla piccolezza di Maria, che è soprattutto una piccolezza interiore”, ha commentato Francesco. ”E anche è attratto dalla nostra piccolezza, quando noi accettiamo questa piccolezza”, ha aggiunto a braccio: “Da qui in avanti Maria si guarderà bene dal calcare il palcoscenico. La sua prima decisione dopo l’annuncio dell’angelo è andare a servire la cugina”. “Le persone umili dal loro nascondimento non vogliono uscire mai”, ha detto il Papa ancora a braccio: “Possiamo immaginare che anche lei abbia conosciuto momenti difficili, giorni in cui la sua fede avanzava nell’oscurità. Ma questo non ha mai fatto vacillare la sua umiltà, che in Maria è stata una virtù granitica: l’umiltà è una virtù granitica. Questa piccolezza che ci dà l’umiltà è la sua forza invincibile: è lei che rimane ai piedi della croce, mentre l’illusione di un Messia trionfante va in frantumi”.

M. Michela Nicolais – SIR