Venerdì 7 novembre 2025
«Una nuova parola è apparsa sull’agone internazionale: pace. Questo termine è di norma bandito dai guerrafondai. Si candida per certo a essere uno di questi anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che la pace la usa solo come un’arma per ottenere il premio Nobel e mettere mano sui minerali preziosi di vari paesi. Siamo alla menzogna eretta a sistema», dice padre Alex Zanotelli, comboniano.

Caro Alex,
una nuova, pericolosa parola si è affacciata nell’agone internazionale: pace. Il presidente Donald Trump la brandisce come un’arma. Si arriva ad accordi approssimativi. È il caso della Rd Congo e del Rwanda, ma anche di Gaza, dove per fortuna si sospende l’eccidio ma senza alcun orizzonte di miglioramento. Dobbiamo riprendercela questa parola, non la possiamo abbandonare nelle mani dei potenti…
(Consuelo Alfonsi).

È proprio vero, una nuova parola è apparsa sull’agone internazionale: pace. Questo termine è di norma bandito dai guerrafondai. Si candida per certo a essere uno di questi anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che la pace la usa solo come un’arma per ottenere il premio Nobel e mettere mano sui minerali preziosi di vari paesi. Siamo alla menzogna eretta a sistema.

È proprio Trump infatti, colui che ha cambiato il nome del ministero della difesa degli Usa in “ministero della guerra”. Ed è sempre il leader statunitense che spinge tutto l’Occidente ad armarsi fino ai denti, imponendo agli stati della Nato di investire il 5% del loro Pil in difesa. La nostra presidente del Consiglio Giorgia Meloni, davanti a questa richiesta, ha chinato il capo.

L’Italia a oggi investe in difesa l’1,5% del Pil, pari a circa 32 miliardi di dollari annui, e punta a far crescere ancora questa voce di spesa (con armi che la Ue deve comperare ovviamente dagli stessi Usa). Il presidente degli Stati Uniti risulta davvero essere il più grande fra i mistificatori del nostro tempo.

Per coprire tutto questo, l’inquilino della Casa Bianca si promuove come paladino di pace in teatri di guerra. Trump però impone la pace, non ne crea le condizioni. E lo fa solo per raggiungere i suoi obiettivi. In questo modo si arriva ad accordi frettolosi, di cui non si capisce la portata reale.

Due limpidi esempi di questa nuova “pax imperiale” sono il cessate il fuoco raggiunto a Gaza e l’intesa siglata da Rd Congo e Rwanda. Per quanto riguarda Gaza, è ormai sotto gli occhi di tutti che la “pace” ordinata dal presidente Usa senza interpellare il popolo palestinese rischia di diventare una trappola mortale per questa gente massacrata da Israele.

A maggior ragione se sarà governata da gente come Trump e l’ex premier britannico Tony Blair (due tizzoni di inferno!), e se si realizzerà la folle idea della riviera di Gaza, paradiso immobiliare (questo è il sogno di Trump). E non è neanche vero che l’intesa ha interrotto l’eccidio: intere famiglie palestinesi continuano a essere uccise anche in questi giorni. Ancora più problematica è la pax americana che è stata imposta per la guerra che dilania la Rd Congo.

È chiaro che Trump è intervenuto perché gli interessano i tanti minerali del paese africano come coltan e cobalto, indispensabili alla transizione energetica. Il modello neocoloniale di mediazione – pace in cambio di risorse – ha già fallito. Nell’est della Rd Congo le persone continuano a morire, gli sfollati a fuggire, le milizie a conquistare terreno.

Non possiamo lasciare l’impegno per la pace nelle mani dei signori della guerra. Dobbiamo prendere l’unica strada che porta alla vera pace: la nonviolenza attiva incarnata per primo da Gesù e praticata poi da altri grandi. Le Chiese della Palestina, nel documento Kairos Palestina, ci avevano chiesto già nel 2009 di boicottare lo stato di Israele.

Dobbiamo poi continuare a scendere in piazza e a gridare come abbiamo fatto in questi mesi, inventando strade nuove per premere su Israele, come avvenuto con la Global Sumud Flotilla.

Ma tutto questo dobbiamo farlo anche per le guerre in Africa: il conflitto nella Rd Congo ma soprattutto, adesso, la spaventosa guerra in Sudan. Tocca a noi riprenderci il tema della pace, contrastando i nostri governi che continuano a investire in armi e a venderle. Tocca soprattutto alla comunità cristiana, così dormiente in questo periodo, farsi sentire con la pratica della nonviolenza in tutte le sue forme.

Padre Alex Zanotelli, mccj – Nigrizia