Martedì mattina, il 15 agosto, festa di Maria Assunta in cielo, abbiamo ricevuto la notizia della tragica morte di P. George Adiang Kur Nok. Viaggiava sull’autobus proveniente dallo Zimbabwe, dove aveva predicato gli Esercizi alle Suore del Preziosissimo Sangue. L’incidente nel quale P. George ha perso la vita è avvenuto appena fuori Polokwane. Aveva avuto vari incidenti in Sudrafrica, ma se l’era sempre cavata con ferite leggere. In questo incidente, invece, P. George ha subito gravi ferite alla testa per le quali morì poco dopo.
Nato nel 1961 a Renk, diocesi di Malakal in Sudan, P. George era il terzogenito di nove figli, di cui solo quattro sono ancora vivi. Dopo le scuole medie studiò per diventare insegnante. La sua materia d’insegnamento preferita era l’arabo. Nell’insegnamento, P. George si interessava anche della fede degli studenti cristiani, parlando loro con chiarezza e dando testimonianza senza paura della sua fede cattolica. Fu proprio in quel periodo che venne a contatto con i Missionari Comboniani.
Entrò così nel postulato di Khartoum e nel 1995 fece il noviziato a Namugongo (Uganda). Nel 1997 entrò nello scolasticato di Elstree (Inghilterra), ma non fu facile per lui imparare l’inglese e studiare la teologia in questa nuova lingua; tuttavia fu sempre di esempio nell’impegnarsi a superare le difficoltà. Ordinato diacono in Inghilterra, ricevette l’ordinazione sacerdotale nell’aprile 2001 a Malakal, in Sudan.
P. George fu destinato al Sud Africa dove arrivò il 10 ottobre 2001, festa del nostro Fondatore San Daniele Comboni. Dopo aver visitato le varie comunità della provincia ed essersi incontrato con i confratelli, andò a Glen Cowie per imparare il sotho settentrionale. Fu poi mandato a Burgersfort per iniziare il servizio missionario e rimase lì tre anni. Nel 2004 gli fu affidato l’incarico di promotore vocazionale e quindi si trasferì a Pretoria.
Organizzava incontri con i giovani e la domenica aiutava nelle varie parrocchie. Era amato e rispettato sia dai giovani che dai promotori vocazionali di altri Istituti. Incoraggiava i ragazzi a parlare liberamente e a dire ciò che pensavano: non voleva che ripetessero semplicemente quello che ascoltavano da lui, desiderava fossero consapevoli delle loro ragioni per condividere i loro pensieri e sentimenti con gli altri.
Uomo di profonda fede, aveva un atteggiamento positivo verso la vita e verso le persone che incontrava. Si offriva con generosità di aiutare in tutto quello che c’era da fare nella missione di Burgersfort e in ogni altro settore della parrocchia. Si metteva a disposizione di tutti, sempre. Condivideva pienamente con i confratelli le sue esperienze missionarie e anche quelle personali, senza difficoltà. Imitando il Signore, è stato mite e umile di cuore, un vero pastore per le persone con cui ha lavorato. La sua allegria, il suo calore e la sua bontà, come pure la sua vita di preghiera, erano tangibili.
Quando celebrava l’Eucaristia, specialmente in piccoli gruppi, a volte iniziava a cantare un ritornello che solo lui conosceva e pian piano gli altri lo seguivano, così, con questa melodia, veniva a crearsi un’atmosfera di preghiera.
P. George ha saputo vivere con quello stile di libertà e di gioia che ci viene dalla consapevolezza di essere figli di Dio e dalla nostra relazione intima con il Padre. Era sempre tranquillo, non forzava gli eventi, esprimeva il suo pensiero con semplicità e allegria. Esprimeva liberamente anche il suo disaccordo, esponendone le ragioni, e questa apertura lo portava a non provare rancore per nessuno e a dare agli altri l’opportunità di aprirsi con lui per trovare un comune accordo. A volte usava una fraseologia particolare, tutta sua, eppure si riusciva a comprendere ciò che voleva comunicare.
Pochi mesi fa, mentre era in visita alla missione di Mount Ayliff, gli rubarono la macchina. Inoltre, all’inizio di quest’anno, mentre guidava per le vie di Pretoria, gli capitò un altro incontro spiacevole. Ad un semaforo c’era un uomo che voleva vendergli delle rose, allora aprì il finestrino e gli disse gentilmente che non aveva bisogno di fiori. Subito l’uomo gli mostrò la canna di una pistola nascosta tra le rose e gli ordinò di aprire lo sportello posteriore della macchina. Salito in macchina, si fece consegnare il cellulare e i soldi. Poi chiese a P. George che lavoro facesse. Alla risposta: ‘Sono un sacerdote’, gli chiese che lavoro fosse e solo quando P. George indicò i paramenti liturgici appoggiati sul sedile posteriore (tornava infatti da un funerale) l’uomo capì ed esclamò: “Cosa ho fatto? Mi perdonerà Dio per aver derubato un suo ministro?”. Nella sua semplicità P. George rispose: “Come faccio a saperlo? Io non sono Dio”.
Il funerale di P. George è stato celebrato a Maria Trost, Lydenburg, il 26 agosto 2006. L’Eucaristia è stata presieduta da Mons. Paul Mandla Khumalo, vescovo di Witbank.
Nonostante le difficoltà per ottenere il visto e organizzare il volo per il Sudafrica, l’unico fratello sopravvissuto di P. George e il vice-provinciale di Khartoum, P. Paul Annis, sono giunti la mattina del 26 agosto a Johannesburg, proprio in tempo per il funerale. Alla cerimonia erano presenti anche P. Bernhard Josef Riegel (vice-provinciale del Sudafrica), molti confratelli, alcune Suore del Preziosissimo Sangue dallo Zimbabwe, amici e fedeli.
Siamo grati alla famiglia di P. George per aver permesso che il loro figlio riposasse nel cimitero di Maria Trost, accanto alla tomba di P. Günter Brosig che era stato il suo direttore spirituale. Le Suore hanno dato testimonianza della fede di P. George, riportando anche alcune parole che aveva detto loro durante gli esercizi spirituali: “Siete delle missionarie, dunque appartenete alla nazione e alla gente che siete state mandate a servire ed è lì che dovete essere seppellite”.
Possa P. George trovare la pienezza di vita e la gioia alla presenza del Dio vivente.
Da Mccj Bulletin n. 232 suppl. In Memoriam, ottobre 2006, pp. 117-121.