Fr. Bruno era nato il 14 febbraio 1923 a Terraglia (PD). A undici anni scrisse una letterina a Gesù Bambino chiedendogli di poter andare in Africa come missionario. Entrò così nel seminario di Padova, ma presto sentì che quella non era la sua strada. Allora passò nella Scuola apostolica di Thiene per diventare Fratello e fu felice di aver trovato il suo ambiente.
Fece i primi voti a Firenze il 7 ottobre 1943, poi tornò a Thiene. Fece anche un corso di agraria a Padova e studiò un po’ d’inglese a Bologna. Nel settembre del 1947 partì da Venezia per Gulu, dove il 7 ottobre 1949 emise i voti perpetui.
Nel 1951 era addetto alla procura e insegnava meccanica nella scuola per artigiani di Gulu. Nel 1958 era alla scuola agricola di Lira. Nel 1961 era sempre a Lira, come addetto alla parrocchia e insegnante nella scuola tecnica. Nel 1963 andò a Layibi (Gulu) come vice-direttore e insegnante nella scuola tecnica. Nel 1970 fu anche consigliere regionale. Dal 1971 al 1973 si occupò di costruzioni a Kampala.
Kampala: la nuova chiesa
In proposito, riportiamo un articolo apparso su Nigrizia nel novembre del 1970.
“Tra il verde degli alberi di Mbuya, migliaia di persone hanno assistito, il 20 settembre scorso, alla consacrazione della nuova chiesa dedicata a Nostra Signora dell’Africa. La parrocchia, affidata alla cura dei Missionari Comboniani, è sorta alla periferia della città di Kampala, in uno dei quartieri di più rapido sviluppo.
Ha presieduto le cerimonie inaugurative Mons. Emmanuel Nsubuga, Arcivescovo di Kampala, presenti il vice-primo ministro J. Babiiha e altre personalità politiche e religiose.
Da una decina d’anni l’Istituto è presente nella capitale ugandese. Una presenza diversa da quella che col termine di ‘missione’ tradizionalmente si intende; tuttavia non meno impegnativa per la vastità e l’urgenza dei problemi presentati da una città che cresce ogni giorno a dismisura. È, inoltre, una presenza specializzata, il cui frutto si concretizza nella rivista mensile Leadership. Particolarmente gradita è stata quindi la partecipazione alle cerimonie inaugurative di P. Tarcisio Agostoni, Superiore Generale, che di questo duplice impegno nella capitale ugandese è stato il promotore.
La chiesa di Nostra Signora dell’Africa è di un insieme architettonico in armonia con il luogo sul quale è sorta e risponde nello stesso tempo alle esigenze liturgiche odierne. All’interno, l’ardita struttura a pianta centrale è sormontata da un soffitto di legno a forma di cono, motivo ripreso dalle abitazioni tradizionali di alcuni gruppi etnici africani. Su tutto l’insieme, molto semplice, domina il grande affresco, opera del comboniano Fr. Simone Fanti, che rappresenta in due scene la crocifissione e la resurrezione di Cristo. La costruzione della chiesa è opera di un gruppo di lavoratori locali, diretti dai comboniani Fr. Bruno Rizzo e Fr. Denis Wilkinson. Fr. Rizzo era già noto in Uganda per la costruzione della cattedrale di Lira.
La parrocchia è attualmente affidata alle cure di P. Giuseppe Bertinazzo, coadiuvato nel difficile impegno di strutturazione da un efficiente gruppo di cristiani appartenenti alla Legione di Maria. È impossibile al presente stabilire il numero dei cattolici e ancor meno il numero degli abitanti della parrocchia, ma si pensa che la nuova chiesa possa bastare per almeno una decina d’anni, tenuto conto del ritmo col quale aumenta la popolazione sulle pendici della collina di Mbuya. La parrocchia di Nostra Signora dell’Africa è la quarta affidata alle cure dei comboniani nell’arcidiocesi di Kampala”.
Kenya e Uganda
Nel maggio 1974, rimase un anno in Kenya, dove costruì tre missioni: Kapenguria, Kacheliba e Tartar. Poi ritornò in Uganda e lavorò a Nyantozi e a Kampala, come vice-procuratore.
Il 1° luglio 1983 fu trasferito a Nairobi con l’incarico di economo interprovinciale Kenya-Uganda. Mentre lavorava in procura, durante la sua permanenza in Kenya, progettò e costruì la chiesa di St. Mary a Ongata Rongai e progettò il Santuario del Sacro Cuore, degli Apostoli di Gesù, anche se poi non andò avanti per le diverse modifiche che erano state apportate al progetto e che non condivideva.
Due anni dopo andò a Khartoum per aiutare a terminare la costruzione della sede del Segretariato della Conferenza Episcopale Sudanese. Poi tornò in Uganda.
Gli anni novanta, ancora in Uganda
“Mi sento felice, soddisfatto, pienamente realizzato – scriveva Fr. Bruno nel marzo del 1994. – L'anno scorso ho compiuto settant'anni e ho celebrato il cinquantesimo anniversario di professione religiosa. Ho lavorato per oltre 46 anni in Africa, impegnandomi come missionario sempre con gioia, dedizione e tanto amore. Ho lavorato nelle scuole, nella chiesa, negli ospedali e fra la gente. Ho vissuto con gli africani cercando di comprenderli, condividendo con loro il pane, la fatica, le gioie, i dolori e la speranza in un avvenire migliore per tutti.
I primi vent'anni di missione li ho spesi insegnando nelle scuole tecniche di avviamento professionale, formando bravi operai e buoni cristiani. Dopo un anno di studio e aggiornamento, mi venne richiesto di impegnarmi nella progettazione e sviluppo, nei settori della costruzione, amministrazione e consulenza. Quattro anni fa, a Kasaala (Uganda), diedi inizio a una nuova scuola tecnica di avviamento al lavoro per meccanici, falegnami, muratori, con sezioni di agricoltura, rimboschimento, allevamento di animali domestici, ecc. Per le ragazze che hanno terminato le elementari abbiamo istituito dei corsi di taglio e cucito ed economia domestica.
I risultati sono molto promettenti. Questi giovani, infatti, terminati i corsi, inizieranno le loro attività in piccole cooperative sparse in vari centri e distretti della provincia.
Da qualche mese mi trovo in Italia per un po’ di riposo e di vacanza, per rimettermi da alcuni attacchi di malaria particolarmente ‘resistente’. Tra qualche settimana, a Dio piacendo, spero di ritornare in Uganda, dove ho alcuni progetti da portare a termine”.
Fr. Bruno poté tornare in Uganda, anche se solo per qualche anno. In effetti, nel 2002, dovette rientrare in Italia per motivi di salute. È morto a Verona, nel Centro Ammalati e Anziani, il 18 ottobre 2014.
Testimonianza di Fr. Fernando Cesaro
Ho conosciuto Fr. Bruno a Lira-Ngetta. La sua prima qualifica era di automeccanico. Dirigeva una scuola agraria ad Aler (scuola del distretto). Finito il contratto, sostituì Fr. Mortari nella direzione della Rural Technical School della missione di Ngetta, che comprendeva quattro sezioni, muratori, falegnami, sarti e automeccanici. In quel periodo costruì per la missione cappelle, scuole elementari e secondarie e ampliò con nuove costruzioni il Comboni College di Ngetta. All’inizio del 1963 passò alla secondaria di Layibi come vicepreside e insegnante di agraria.
Dopo Layibi, tornò nel Lango District, incaricato delle costruzioni più importanti nelle diverse missioni. A Lira, costruì la cattedrale e l’asilo.
Nel periodo in cui era economo procuratore per Kenya e Uganda, doveva provvedere a soddisfare tutte le richieste di tutte le missioni, ospedali, scuole, diocesi, vescovi, istituzioni anche dell’Uganda, perché al tempo di Amin e dopo, non c’era più niente in quella nazione. Doveva fare gli acquisti, occuparsi dei documenti per l’esportazione e spedire di tutto: auto, pezzi di ricambio, generatori, medicine e attrezzature mediche, libri, quaderni, gesso, cibo, materiali edilizi, ecc. Tutte le notti lavorava fino a dopo mezzanotte per compilare formulari e organizzare i trasportatori.
Fr. Bruno sapeva fare di tutto: automeccanico, metalmeccanico, elettricista, muratore, riparatore di amplificatori e altoparlanti, disegnatore edilizio di chiese, cappelle, scuole, residenze dei missionari. In tutte queste attività, la sua preoccupazione era di insegnare. Era sempre pronto a soddisfare richieste di ogni genere, aiutava tutti in tante cose, specialmente i Fratelli nuovi arrivati, che si rivolgevano a lui per consigli tecnici e altro.
Se qualcuno meritava qualche correzione o osservazione, non gliela risparmiava. Era il tipico Fratello comboniano di quei tempi, con i requisiti del Comboni: sapeva tante cose, le faceva bene e le insegnava. Riusciva a fare anche quelle più difficili, con la sua tenacia e, nel suo campo, non ammetteva interferenze di inesperti. Era un autodidatta, aveva imparato bene l’inglese quasi senza andare a scuola, come anche molte cose pratiche e tecniche. Programmava e organizzava il lavoro da fare in maniera ineccepibile. Come tutte le persone “pratiche”, era di poche parole e non amava i discorsi lunghi e polemici. Non l’ho mai visto alterato o arrabbiato, si controllava e praticava la calma. Sempre impegnato, non conosceva l’ozio. Gli ultimi anni, quando non aveva più la forza per lavorare, se ne rammaricava e soffriva.
Fr. Bruno è stato un Fratello comboniano pienamente soddisfatto e realizzato. Ha messo in opera tutti i suoi talenti e li ha fatti fruttare. Mi è stato maestro e amico e gli sono molto riconoscente.
Da Mccj Bulletin n. 262 suppl. In Memoriam, gennaio 2015, pp. 101-106.