P. Andrea Pazzaglia era nato il 21 agosto 1928 ad Apecchio (provincia di Pesaro-Urbino). Fece il noviziato a Firenze e lo scolasticato a Rebbio e Venegono, dove emise i voti perpetui. Fu ordinato sacerdote il 7 giugno 1952 e mandato a Pesaro come promotore vocazionale, direttore spirituale e superiore: si era fatto comboniano per essere missionario in Africa, ma obbedì serenamente ai superiori che – visto il suo carattere aperto e ottimista – lo volevano formatore. Dal 1952 al 1964 educò i ragazzi e visitò parecchie parrocchie del pesarese. Vocazioni e risorse economiche: era questo l’obiettivo di P. Andrea e dei suoi compagni.
Nel 1964 fu assegnato alla provincia del Brasil do Sul, dove ebbe subito modo, come parroco e formatore, di mostrare le sue doti di simpatia e dedizione alla pastorale. La sua prima destinazione fu la parrocchia di João Neiva, nello stato di Espírito Santo; poi fu nominato superiore del seminario di Ibiraçú. Nel 1967, dinamico e lungimirante, fu scelto per dirigere la provincia.
Ricordiamo intanto che dopo il Concilio Vaticano II, i missionari erano entusiasti. Lo Spirito stava portando qualcosa di nuovo, di molto nuovo. Nel 1968, a Medellín, si tenne una conferenza continentale. La scelta della Chiesa era cercare di vivere il Concilio mettendo in risalto l’opzione per i poveri. Era una rivoluzione, nella quale i Comboniani si ritrovarono pienamente. I poveri non erano solo persone che ricevevano – dalla Chiesa e dai missionari – ma erano diventati soggetto del futuro e la Chiesa, con questa scelta, aveva creduto in un futuro nuovo.
P. Andrea, nel 1970, ricevette a sorpresa un telegramma da Roma nel quale gli si chiedeva di sostituire il vescovo di São Mateus, Mons. Giuseppe Dalvit ma, dopo aver riflettuto, rifiutò: non era quello, il suo sogno.
Nel 1979, a Puebla, la Chiesa confermò la scelta di Medellín con questi punti: l’opzione per i poveri, la presenza nelle periferie, i laici come animatori del Popolo di Dio e una visione critica della realtà. Si passò dalla devozione alla realtà, letta alla luce della fede. L’impegno era legare fede e vita. Nel 1980 fu ucciso Mons. Oscar Arnulfo Romero. Nel 1985 i Comboniani persero P. Ezechiele Ramin. Queste scelte non erano facili.
P. Andrea ha vissuto tutto questo. Non era un rivoluzionario, ma un pastore impegnato nella comunità cristiana a riavvicinare i lontani e a preparare i laici. Fu molto significativa la sua presenza in Rondônia e Amazzonia, dove aveva formato centinaia di Cebs (Comunità Ecclesiali di Base), cioè comunità che, alla luce del Vangelo, si impegnavano con il popolo.
Piccoli di fronte a grandi necessità
Nel 1991 passò a Cacoal, impegnato nel ministero e come superiore locale, e vi rimase fino al 2005. Ecco le sue impressioni dei primi mesi, descritte in una lettera pubblicata su Azione Missionaria nel febbraio del 1992. “Dopo aver consegnato la parrocchia di Jarú al clero diocesano, eccomi qui a Cacoal nella nuova parrocchia. A dire il vero, l’unico ad essere nuovo qui sono io, perché la parrocchia conta già 16 anni di vita. Fu fondata nel 1975 quando c’erano poche casupole di contadini che cercavano di disboscare la foresta circostante per iniziare le coltivazioni. Ora il comune conta 150.000 abitanti di cui 60.000 in città. Cacoal è conosciuta, oltre che per il forte sviluppo e per i problemi esistenti, soprattutto per il martirio di P. Ezechiele Ramin, Comboniano di 31 anni, nativo di Padova, ucciso nel 1985. Per migliorare le condizioni di vita nei campi, la parrocchia ha fondato una scuola agricola che raccoglie ottanta ragazzi che hanno già terminato le elementari e mostrano interesse per il lavoro agricolo. La costruzione è stata realizzata con gli aiuti della gente e degli amici di Padova, sostenuti dai fratelli di P. Ramin, che sono venuti qui già due volte.
I problemi più gravi sono la droga e la situazione degli indios. Nel territorio della parrocchia ne esistono varie tribù. Quattro suore comboniane lavorano con loro nelle varie aldeias.
Per tutta l’attività pastorale che si estende a 130 comunità, siamo tre padri e cinque suore. Il 16 ottobre, durante la visita del Papa, ho concelebrato con lui, a Cuiabá, a circa 1.500 km da qui. Faceva caldo, oltre 42 gradi. Non so come il Papa sia riuscito a resistere. Nel pomeriggio ha ricevuto gli indios e poi i giovani. È stato molto bello e commovente! C’è anche chi critica questi viaggi del Papa come dispendiosi e inutili, ma sono convinto che per il popolo è un grande momento per rafforzare la propria fede. Di fronte a tanto lavoro ci sentiamo piccoli e impotenti, ma mai scoraggiati. I frutti verranno quando e come Dio disporrà”.
Un po’ di storia
Ripercorriamo brevemente la storia del Brasile, nei vent’anni precedenti all’arrivo di P. Andrea a Cacoal, anche per capire meglio l’attività dei Comboniani in quelle terre, servendoci del libro di P. Giovanni Munari, Caminhos combonianos no Brasil.
In Brasile, già durante il regime militare, erano sorti nuovi problemi pastorali e nuove sfide. La nuova realtà politica, spinse il governo militare ad abbandonare la struttura agraria e arcaica che per decenni aveva sostenuto l’economia del Paese e a cambiare l’antico sistema coloniale, favorendo i grandi investimenti e i giganteschi progetti, spostando da un lato all’altro del paese un’enorme massa di manodopera. Il nord dello stato di Espírito Santo non rimase fuori da questo processo. Nel 1967 fu introdotta la monocultura e fu occupata la terra di legittimi proprietari, distruggendo la piccola agricoltura familiare, unico mezzo di sopravvivenza, e provocando lo svuotamento demografico della regione – scrive P. Munari. In questo clima di cambiamenti politici ed economici, cominciò la lotta tra i grandi latifondisti e i piccoli proprietari.
Provocato e aiutato nella riflessione dal gruppo dei giovani comboniani a interpretare i segni dei tempi, P. Andrea, gradualmente, aprì nuove frontiere missionarie, raccogliendo nuove sfide pastorali: le periferie delle grandi città e l’Amazzonia. Nella diocesi di São Mateus, nello stato di Espírito Santo, il gruppo comboniano con il vescovo comboniano, Mons. Aldo Gerna, e la diocesi decisero di adottare una posizione fortemente critica. Un gruppo di comboniani, oltrepassando i confini ristretti dello stato, assunse e costruì parrocchie e comunità missionarie in Rondônia e Amazzonia: Ouro Preto do Oeste, Pimenta Bueno, Cacoal, Jarú, Ji-Paraná, Porto Velho, Tangará da Serra. Distanze chilometriche, gruppi eterogenei di brasiliani, provenienti da ogni parte del Brasile, e la religiosità popolare tradizionale spinsero i Comboniani a creare le strutture necessarie per una paziente formazione religiosa degli immigrati. Cominciò così una lunga storia di evangelizzazione, fatta di molto lavoro teso a costruire chiese e a formare cristiani. Il modello adottato era quello delle piccole comunità ecclesiali. Nelle aree che delimitavano il progetto dell’INCRA (Instituto Nacional de Colonização e Reforma Agrária), le comunità nascevano per iniziativa degli stessi agricoltori, che si organizzavano da soli e costruivano le loro cappelle. Il sacerdote assicurava loro l’assistenza religiosa, soprattutto nella formazione e nella vita sacramentale.
Nel 1983, con l’arrivo nella diocesi del nuovo vescovo, Mons. Antonio Possamai, il gruppo comboniano cominciò a organizzarsi secondo la pratica della teologia della liberazione, seguendo il metodo sociologico del vedere, giudicare e agire con la Chiesa progressista e cominciò una pastorale di formazione teologica, biblica e anche sociopolitica.
I seminari di Ibiraçú, São Gabriel da Palha, Jerônimo Monteiro (nello stato di Espírito Santo) e di Lages e Campo Erê (nello stato di Santa Catarina) furono orientati e diretti secondo le norme del Concilio Vaticano II, che permetteva l’entrata in seminario solo ad aspiranti giovani, entusiasmati dal soffio di rinnovamento religioso, missionario e sociale. A Curitiba fu costruito il Postulato.
Le riviste Sem Fronteiras e, più tardi, Alô Mundo animarono i movimenti popolari, i senza-terra, gli afro, gli indios e le etnie più emarginate e subordinate. Nacque la ARCOPAM (Associação Rural Cacoalense Organizada para a Assistência Mútua), con l’intento di appoggiare e animare più di venti piccole associazioni rurali e cooperative di macchine di riso e di caffè. Quando il 24 luglio 1985 fu assassinato, P. Ezechiele Ramin diventò una bandiera per la parrocchia di Cacoal e per tutta la diocesi e uno stimolo nello sviluppo di una pastorale impegnata che provocò la Chiesa a interessarsi ai problemi e alle necessità del popolo.
Gli ultimi anni
Nel 2006, P. Andrea fece il Corso di Rinnovamento a Roma e poi, nel mese di giugno, ritornò nella parrocchia di Cacoal, per aiutare nel ministero. Dopo un anno fu mandato, sempre per ministero, nel Postulato di Curitiba (capitale dello stato del Paraná) e poi nella parrocchia di Santa Amelia, sempre a Curitiba. Nel 2008 rientrò definitivamente in Italia e nel 2011 fu ricoverato nel CCA di Verona, dove è deceduto il 23 marzo 2015.
Riportiamo le parole di José Aparecido de Oliveira, uno dei tanti lavoratori che hanno conosciuto e apprezzato P. Andrea, che ne riassumono un po’ tutta l’attività: “al termine delle commemorazioni celebrative dei quarant’anni della nostra parrocchia, Nostra Signora Aparecida, nella città di Ouro Preto, in Rondônia, abbiamo stampato nella memoria, e soprattutto nel cuore, il sorriso di P. Andrea, missionario di coraggio, applicazione, lotta e speranza. Per noi, piccoli lavoratori, P. Andrea è stato una guida fondamentale nell’organizzazione del Sindacato dei Lavoratori Rurali, tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, e per la nascita dell’ARCOPAM (tra il 1984 e il 1985). Quest’organizzazione divenne un forte strumento di trasformazione e di liberazione.
Non ci stancheremo mai di far conoscere la buona testimonianza dei Comboniani, missionari e missionarie, nella nostra chiesa di Ji-Paraná, e di quelli che, con la loro presenza, tempo, servizio, profetismo, applicazione, compassione, vocazione, sono giunti fino all’estremo atto di donare la vita, come ha fatto P. Ezechiele Ramin, del quale commemoriamo 30 anni di martirio. Ringraziamo Dio per la vita di P. Andrea condivisa con noi. Un addio e un grande grazie a te, P. Andrea Pazzaglia”.
La testimonianza del fratello
P. Tarcisio, anche lui Comboniano, ricorda: “P. Andrea era molto legato alle persone e alle comunità. Il suo impegno, sia come formatore per molti anni a Pesaro e in Brasile e poi come parroco in diverse parrocchie, ha portato alla luce le sue qualità umane e spirituali, tanto da essere proposto per una nomina che umilmente ha rifiutato.
In Brasile, nelle visite alle comunità e alle persone, sparse su un vasto territorio, ha viaggiato molto e con molti mezzi, per essere sempre vicino a tutti. Era attento alla persona perché vivesse il carisma comboniano nella comunità con gioia e impegno ed era attento anche verso coloro che erano usciti dall’Istituto, perché potessero realizzarsi nella vita sociale, vivendo ancora lo spirito comboniano che li aveva animati.
Era affabile e sempre disposto al dialogo e queste sue doti sono avvalorate dal fatto che per ben tre volte è stato eletto superiore delle comunità del centro sud del Brasile dai suoi confratelli.
Posso testimoniare la sua amorevole attenzione per le persone malate e sofferenti. Ricordo la nostra assistenza a P. Augusto Pazzaglia e poi l’assistenza – assieme a Gino – prestata a me quando ero ricoverato a Milano.
Ricordo che da giovane era desideroso di partire per la missione, l’Africa, dove c’era già lo zio, P. Augusto, ma i superiori nel 1964 scelsero per lui una destinazione diversa: l’America latina. Partì quasi per spirito d’obbedienza, ma poi il Brasile è diventato la sua casa fino a quando la malattia ha decretato la sua permanenza definitiva in Italia, presso la Casa Madre di Verona. Si informava continuamente e seguiva e condivideva i problemi e le situazioni dei confratelli in Brasile”.
Il testamento di P. Andrea
“Ho le valigie pronte per il Cielo: aspetto la chiamata del Signore. Ringrazio Dio per la vocazione missionaria. Ringrazio la mia famiglia che nell’amore mi ha dato questa vita. Ringrazio la famiglia comboniana che tanto mi ha aiutato a vivere la mia vocazione. Ringrazio tutti gli amici italiani e brasiliani per il bene che ho potuto fare... Grazie, Signore!
Chiedo perdono se non sempre ho corrisposto ai vostri desideri. Non piangete! Gesù dice: Io sono la risurrezione e la vita; chi vive in me non morirà in eterno.
La vita tanto vale quanto il bene che facciamo e ci prepara per l’altra vita. Credete in questa realtà! Peppino e i nostri genitori insieme a Tilde e ad Arturo ci aspettano in cielo. Vado anch’io a prepararvi il posto. Vi voglio bene sempre: in cielo vi aspetto tutti! Sarò vicino a voi nel cammino della vostra vita. Vi aspetto tutti in cielo. Sono il vostro P. Andrea, missionario comboniano” (Verona, gennaio 2011).
Da Mccj Bulletin n. 266 suppl. In Memoriam, gennaio 2016, pp. 28-35.