In Pace Christi

Guarda Alessandro Lwanga

Guarda Alessandro Lwanga
Data di nascita : 08/05/1947
Luogo di nascita : Montebello/Italia
Voti temporanei : 09/09/1969
Voti perpetui : 13/10/1972
Data ordinazione : 04/03/1973
Data decesso : 29/07/2016
Luogo decesso : Castel d'Azzano/Italia

“Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25,21). Ecco le parole del Vangelo che mi sono venute in mente nell’apprendere, subito dopo la messa mattutina di venerdì 29 luglio nella Casa generalizia di Roma, la notizia della morte di P. Lwanga.

Dopo più di quattro anni di lotta con la malattia, con l’unica preoccupazione di continuare a servire la missione del Congo come economo, Dio ha pensato che era giunto il momento perché questo servo buono e fedele potesse entrare nella gioia del suo maestro. Quali ricordi-eredità missionari mi restano di questo grande missionario? Molti sono i ricordi, soprattutto perché negli ultimi tre anni ho scambiato con lui più di dieci mail a settimana su questioni economiche riguardanti la provincia.

La scelta del nome Lwanga
In Congo conosciamo P. Guarda solo come P. Lwanga. Quando gli chiesi perché aveva scelto di chiamarsi così, mi rispose: “Quando sono stato mandato in quello che all’epoca si chiamava Zaire volevo un cambiamento radicale, rinascere distaccandomi non solo dal mio mondo culturale e professionale. In effetti, alla base della mia vocazione missionaria c’era proprio il monito del Signore che dice che non possiamo servire due padroni, Dio e il denaro. Così, ho capito che dovevo operare una conversione profonda del cuore e ho pensato che la scelta di un nuovo nome, quello di un santo africano, avrebbe simboleggiato per me questa conversione e cioè che Dio avrebbe dovuto avere sempre il primo posto davanti al denaro, la povertà evangelizzata e la debolezza economica africana avrebbero dovuto essere la mia maggiore preoccupazione davanti alla tentazione della ricchezza e della potenza economica occidentale. Ho scelto dunque il nome di san Carlo Lwanga, martire ugandese, perché mi accompagnasse nella mia vita missionaria a fare causa comune con gli africani, e affinché l’uso del denaro fosse sempre rispettoso del Vangelo e della gente a cui siamo inviati, promuovendo progetti missionari comunitari e non individualisti”.

La scelta del nome Lwanga, quindi, non è stata casuale né dettata da motivi folcloristici. Il suo atteggiamento nella vita comunitaria e nelle attività missionarie è stato segnato da questo nome. Avrebbe tanto voluto non avere più a che fare con la gestione dei soldi per vivere il suo ideale missionario, invece è proprio in questo campo che ha reso il più grande servizio alla Provincia del Congo e a tutto l’Istituto.

Una gestione economica al servizio della missione
Una delle nostre maggiori debolezze è la gestione rigorosa e trasparente del denaro e dei beni comuni. P. Lwanga, con pazienza ma anche con molto rigore, ci ha aiutati a crescere come Provincia in questo campo. Aveva capito e accettato il servizio di economo provinciale come il più importante della missione per cui, anche durante la malattia, non si è mai rassegnato, ma ha continuato a lavorare per questo. Nel giugno 2014 ha preparato e presentato il progetto economico unitario dei Comboniani in Congo, perché si sentisse la differenza fra noi missionari e quanti lavorano nelle ONG internazionali.

Le dieci piste
Aveva suddiviso questo progetto in 10 “piste” che rappresentano tutti i settori del nostro intervento missionario:

  1. “Formazione comboniana”, per formare e accompagnare i futuri comboniani congolesi.
  2. “Pigmei”, per interventi a favore di questa popolazione che è fra le più povere e abbandonate del nostro Paese.
  3. “Annunciare il Vangelo”, per la formazione di catechisti e animatori di comunità.
  4. “Raddrizzare le vie del Signore”, impegno per ponti e strade.
  5. “Al pozzo della samaritana”, impegno per l’accesso all’acqua potabile.
  6. “Andate e guarite i malati”, interventi in campo sanitario.
  7. “Lasciate che i bambini vengano a me”, interventi nel campo scolastico e dell’educazione.
  8. “I più poveri e abbandonati”, impegno, ad es., con i bambini di strada o i cosiddetti bambini stregone.
  9. “Le fondazioni della missione”, per rendere vivibili e funzionali i luoghi di missione dove siamo presenti.
  10. “La vita dei missionari”, per garantire ai missionari la possibilità di vivere, lavorare, visitare le comunità lontane, cioè realizzare la missione in serenità.

Ad esempio, per spiegare il terzo punto, annunciare il Vangelo, P. Lwanga diceva: “la nostra presenza non è quella di una ONLUS dedita a soli progetti di sviluppo materiale, ma in una visione cristiana riteniamo che le persone debbano essere aiutate con uno sviluppo integrale, di tutto l’uomo e in favore di tutti, nessuno escluso”. E parlando del progetto “le fondazioni della missione”, scriveva: “Sarebbe bello potersi accontentare di una missione semplice, senza troppe strutture, come quella di Gesù che non aveva neppure ‘dove posare il capo’ e si faceva accogliere dalle persone e dalle famiglie che incontrava. Purtroppo la presenza in un paese povero, disagiato, in modo particolare per gli stranieri, e con la necessità costante di offrire assistenza a chi ne ha più bisogno, esige tutta una serie di strutture e di manutenzione. Ecco allora che le missioni sono costruite in materiale durevole e funzionale. Anche i progressi tecnici invitano ad aggiornarsi e a provvedere mezzi nuovi ed efficaci, che sono poi da rinnovare quando vanno in disuso”.

Insomma, per P. Lwanga, la realizzazione della missione oggi passa attraverso l’evangelizzazione della gestione economica che deve essere rigorosa, trasparente e rispettosa del Vangelo e dei poveri e abbandonati.
P. Joseph Mumbere Musanga, mccj.

Dati biografici
P. Alessandro, figlio di Luigi Guarda e di Lena Cracco, era nato a Montebello Vicentino, l’8 maggio 1947. Nel 1966, a 19 anni, diplomato in ragioneria e caldamente raccomandato dal suo cappellano, entrò nel seminario comboniano di Crema per un anno di adeguamento scolastico (latino, filosofia, ecc.) prima di venire accolto il 18 settembre 1967 nel noviziato di Gozzano. Il suo Padre Maestro, P. Antonio Zagotto, notava che Alessandro era un giovane retto e sincero, molto impegnato nella sua crescita personale e nel suo lavoro apostolico, anche se a volte si mostrava un po’ impulsivo ed esigente. Emise i primi voti il 9 settembre 1969. Per lo studio della teologia, dopo un anno a Venegono, fu mandato a Parigi, dove fece la sua professione perpetua il 13 ottobre 1972. Durante lo scolasticato fece il suo apostolato come catechista fra un gruppo di africani di Parigi, mostrando di essere, tanto nello studio come nella missione, un lavoratore sodo e metodico. Venne ordinato diacono il 7 gennaio 1973 e sacerdote il 4 marzo seguente. Sognava di partire subito per lo Zaire, ma i superiori lo assegnarono all’Egitto, dove poteva esercitare il ministero sacerdotale in francese e intanto studiare l’arabo. Solo tre anni dopo, il 3 febbraio 1976, il Superiore Generale gli scriveva “pensiamo opportuno assegnarti alla Regione dello Zaire; Regione che l’anno scorso ha sofferto per mancanza di personale”. Per P. Alessandro si aprirono anni di duro lavoro missionario, prima a Tadu e poi ad Isiro sia come economo provinciale che come formatore dei postulanti. A Nangazizi fu direttore del centro catechistico. Dal 1987 al 1993 fu anche vice provinciale, ma fu soprattutto impegnato nella missione fra i pigmei. Dopo un anno di studio dell’inglese a Londra, nel 1995 venne chiamato a Roma per assumere l’incarico di Economo generale. P. Alessandro portò avanti questo impegno con competenza e tenacia per un lungo periodo, dal 1 gennaio 1996 fino al giugno 2009. Nel 2010 ritornò in Congo, nuovamente incaricato dell’amministrazione provinciale che continuò a gestire anche quando, alla fine del 2012, dovette rientrare in Italia per malattia.

Il ricordo di P. Claudio Lurati
La mattina di agosto in cui giunse inaspettata la notizia della morte di P. Lwanga, ho provveduto subito ad informare tante persone e professionisti che con lui avevano collaborato nei suoi quattordici anni di servizio come Economo Generale. Subito hanno espresso il loro ricordo con “affetto e stima per il suo modo di accogliere e trattare le persone e per lo zelo e la dedizione nel lavoro”.

Fino a quel momento, P. Lwanga era ancora l’economo provinciale del Congo. Proprio in quei giorni era previsto un mio viaggio a Verona insieme al futuro economo del Congo per il passaggio di consegne. Da tanto tempo p. Alessandro lo aveva preparato, ma il passaggio non era ancora stato ufficializzato per varie ragioni organizzative. Siamo stati preceduti di poche ore dal rapido evolversi degli eventi.

Rassegnato ad accettare la situazione per come si era evoluta, mi sono recato al funerale, dove mi è stato chiesto di commentare il vangelo di Luca che accompagnava l’Eucarestia: “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli” (Lc 12,37). Lì mi è risultato più chiaro il senso di quegli avvenimenti e ho avuto la sensazione netta che il Signore ha voluto visitare p. Alessandro mentre era ancora “in carica”; ha finto di sorprenderlo sapendo che lo avrebbe trovato al suo posto, attivo e generoso come lo aveva conosciuto per tanti anni a Roma ed in Congo. Su questo stato di cose ha voluto mettere il sigillo finale.

Da lui ho ereditato un ufficio efficiente, un’illimitata disponibilità a rispondere alle mie tante domande, una panda rossa che rendeva inebrianti le corse sui sampietrini romani e una caterva di cartine geografiche che mi sono studiato con voracità. Ma l’eredità più grande è nell’anelito che lo ha caratterizzato, per cui si è impegnato senza risparmiarsi e che Gesù ha classificato come beatitudine. Me lo immagino “il padrone che si cinge le vesti, lo fa mettere a tavola e passa a servirlo” (cfr. Lc 12,37).

La testimonianza di P. Vittorio Farronato
Ho conosciuto Alessandro Guarda quando è entrato dai Comboniani, io ero studente in teologia a Crema e lui entrava nel gruppo “Vocazioni adulte”. Ero più giovane di tre anni ed ero assistente dei seminaristi del ginnasio; lui studiava con mio cugino Elio che veniva dalle scuole tecniche.

In Congo abbiamo collaborato nella pastorale dei Pigmei, e ci ponevamo la domanda: “Come offrire Gesù e l’esperienza del Vangelo senza creare violenza culturale sul mondo dei Pigmei? Come offrire il dono di Dio nella continuità di un cammino che è proprio dei Pigmei?”.

La foto pubblicata su Avvenire, con l’annuncio della sua morte, lo ritrae in una delle ultime periferie di Kinshasa, che appartiene alla parrocchia di Bibwa dove lavoravo e dove, con l’aiuto dei benefattori d’Italia, abbiamo comprato un pezzo di terra e scavato un pozzo d’acqua e abbiamo iniziato a radunare la gente per la formazione e la preghiera domenicale. P. Alessandro andava spesso la domenica a celebrare tra loro.

Colpito dalla povertà della gente e dal divario economico mondiale, che manifesta una sotterranea e vasta ingiustizia, voleva “evangelizzare il mondo dell’economia” affinché fosse chiaro il primato di Dio come Padre di tutti; aveva un gran desiderio che l’economia fosse semplicemente servizio alla vita, alla convivialità umana.

Notiamo che, nella visione della gente, i Comboniani sono tra i più impegnati nello sviluppo, nella formazione e promozione umana, spesso nelle zone più disagiate e abbandonate. P. Lwanga ha visto che l’ansietà economica rischia di appesantire il cuore, di spingere a lato la preoccupazione del Vangelo (“la gioia del Vangelo”). Ha pure visto che c’è il rischio di avere un luogo “servito” là dove un comboniano può contare sui benefattori italiani, mentre un altro luogo resta umiliato perché senza valide offerte. P. Lwanga più di altri si è impegnato affinché seguissimo l’esempio dei primi cristiani che “mettevano in comune le loro cose” “e tra loro non era povero nessuno”.

P. Lwanga avrebbe voluto, come molti di noi, vivere la semplicità totale di Gesù e degli Apostoli, magari avendo solo una pietra dove riposare il capo, ma le situazioni di oggi costringono a stili anche diversi; soprattutto l’impegno per la vita e la dignità dei poveri caricano di nuove responsabilità e di nuove fatiche la vita missionaria.

La testimonianza di P. Fermo Bernasconi
Siamo stati compagni nella stessa comunità per pochissimo tempo, ma fin dai primi tempi della mia presenza in Congo, vivendo anche in comunità vicine, abbiamo condiviso molto, perché spesso siamo stati scelti perché insieme rendessimo dei servizi provinciali – come la preparazione e la conduzione di varie assemblee – o perché abbiamo lavorato insieme nella commissione della formazione permanente. Questo ci ha permesso di conoscerci bene, di condividere la ricerca di come ci sentiamo chiamati ad essere missionari oggi nella realtà sociale e ecclesiale del Congo. P. Lwanga è sempre stato una persona che ha “cercato”, non si è mai stancato di cercare. Per lui stesso, perché la sua vita fosse in armonia con la sua consacrazione missionaria. E per la nostra famiglia comboniana, per essere fedeli e creativi nelle scelte da vivere.

Ha amato l’Africa prima ancora di arrivarvi: oltre alla scelta del nome Lwanga, scegliendo di essere ordinato a Parigi nella “comunità africana”, dove aveva prestato i suoi servizi di catechesi quando era scolastico a Issy les Moulineaux.

La scelta di essere a servizio e a contatto con le persone è stata importante per lui. Quando gli fu chiesto di assumere il compito di economo provinciale e per questo doveva lasciare la parrocchia di Tadu, aveva chiesto di poter avere un servizio pastorale non sporadico. Così aveva preso la responsabilità pastorale di un settore della parrocchia di Sainte Anne a Isiro, dove ha profuso amore e creatività, coinvolgendo le persone nell’azione pastorale. Poi è stato direttore del centro catechistico di Nangazizi. E poi ha potuto essere a tempo pieno nella pastorale specifica missionaria, con la sua presenza e lavoro tra i Pigmei di Bangane, una comunità dedita specificamente all’evangelizzazione di questo popolo. In questo non ha cercato l’efficienza, ma la comunione. Significativo in questo senso, il suo cercare di conoscere la cultura di questo popolo, continuando il lavoro iniziato da P. Pietro Lombardo, e la preparazione di una prima grammatica e dizionario della lingua Kibudu, parlata dai Pigmei della zona.

Molti si ricordano di lui come economo e amministratore. Ha voluto vivere questo servizio con molta professionalità e ha profuso tempo ed energie. Ma anche secondo due criteri fondamentali che non sono amministrativi, ma da consacrati per la missione. Il primo criterio è stato mettere l’economia a servizio della comunione. Nel periodo in cui è stato economo provinciale sono stati creati tanti “fondi provinciali”, dopo quello per l’aiuto alla provincia come tale, per es., per l’aiuto alla Chiesa locale, per l’acquisto delle vetture, per le costruzioni. In questi fondi tutte le comunità hanno versato le loro parti e tutte hanno potuto prendere il necessario per la vita e il servizio missionario. Da lì, passare al Fondo Comune Totale il passo non è stato difficile.

E il secondo criterio è stato mettere l’economia a servizio della missione. Non sono i soldi che decidono cosa fare ma è ciò che dobbiamo fare, come missionari, che decide come usare i beni. P. Lwanga poi aveva una sensibilità molto grande verso il mondo della povertà, non solo per aiutare i poveri, ma per essere loro vicino: uno dei “progetti” che avevamo pensato insieme, per il quale abbiamo discusso, pregato, dialogato con i vari superiori, è stato quello di una comunità con pochi mezzi, cercando tanta vicinanza alla gente per condividerne il più possibile la loro vita e insieme lavorare per una salvezza come liberazione integrale.
Da Mccj Bulletin n. 270 suppl. In Memoriam, gennaio 2017, pp. 103-111.