P. Galli Agostino a 11 anni entrò nel Seminario di S. Pietro Martire, a Seveso e poi nel Seminario Arcivescovile Pio XI a Venegono Inferiore per il Liceo. Entrato dai Comboniani, fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1945.
La sua esperienza nei miei primi tre anni di vita sacerdotale (1945-1948) fu a Crema, dove c’erano 120 ragazzi. Destinato inizialmente agli Stati Uniti, poco prima della partenza ricevette una cartolina dal Superiore Generale che gli chiedeva se avesse obiezioni ad andare invece a Khartoum per studiare l’arabo. A Khartoum c’era la parrocchia della Cattedrale e la parrocchia di Omdurman, con le scuole, il Comboni College e le Sisters’ Schools di Khartoum e di Omdurman e altre attività. “Era molto, per un gruppetto sparuto di missionari; ed era poco, per un Vicariato vastissimo che comprendeva anche la zona di Asswan e del Vicariato di El Obeid, eretto solo nel 1960, e tutto il Ciad”.
All’arrivo in Alessandria sentì subito la necessità di affrontare il mondo nuovo con l’impenetrabile idioma dell’arabo. “Dopo venti mesi – avevo già avuto duecento lezioni da un maestro arabo – accolsi volentieri l’offerta di andare a Zahle, in Libano, a completarne lo studio”. Vi rimase quattordici mesi. Tornò dal Libano nel settembre del 1951 e fu incaricato di iniziare la Scuola Tecnica di S. Giuseppe, inaugurata poi nel 1952.
In Sudan
“A Khartoum c’erano già strutture sufficienti per il corso culturale accademico, ma mancavano Scuole di artigianato e di istruzione tecnica così necessarie al paese”. Si cercò di provvedere a questa necessità. Purtroppo, al sopraggiungere dell’Indipendenza nel 1956, la Scuola Tecnica dovette assumere un carattere sempre più accademico e sempre meno artigianale. Solo più tardi il Ministero dell’Educazione ritornò a credere nella validità di queste scuole artigianali.
Nel luglio 1955, dopo sette anni di missione, P. Galli tornò in Italia per le vacanze e poi andò in Inghilterra per migliorare il suo inglese. In quello stesso mese cominciarono i torbidi e le rivolte nel Sudan Meridionale contro le oppressioni dei nordisti, finché si giunse al doloroso giorno dell’espulsione dei missionari, il 27 febbraio 1964. Al suo ritorno dalle vacanze, P. Galli fu assegnato come Cappellano alla Scuola Governativa Secondaria di Rumbek, trasferita dal Sud a Khartoum a causa dei torbidi.
Mentre il Sudan meridionale, per quanto riguardava la religione, era stato diviso in zone protestanti e zone cattoliche, a causa dell’influenza britannica, nel Nord – riservato all’Islam – i cristiani si accorsero che occorreva un atteggiamento positivo di ‘vero compromesso storico’ in problemi concreti di comune interesse. Fondarono così il ‘Council of Churches’ e come primo presidente fu eletto Mons. Baroni. Più tardi si aggiunsero anche i copti ortodossi e con il loro concorso si potè concordare una legislazione comune sulle questioni matrimoniali e di eredità, che fu poi accettata dal governo come Legge Personale dei Cristiani. Fu studiato anche il problema dell’istruzione cristiana nelle scuole statali, dove l’insegnamento della religione era d’obbligo. Si arrivò ad avere un Ufficio al Ministero dell’Educazione, equiparato all’Ufficio degli Affari Religiosi Islamici.
Come il lavoro scolastico così anche l’apostolato di evangelizzazione nel Nord ha richiesto un continuo adattamento al succedersi delle situazioni sociali della stessa comunità ecclesiale. All’arrivo di P. Galli, la comunità cristiana era composta quasi unicamente da stranieri: italiani, inglesi, siriani, libanesi, armeni, greci, copti cattolici e ortodossi. Ma con l’Indipendenza del 1956, la società del Nord Sudan cambiò completamente. Per i sudisti (i neri del sud) si aprirono le vie del nord e per gli stranieri si aprirono le vie dello sfratto dal Sudan verso ogni direzione del mondo, specie USA e Australia.
Anche il lavoro pastorale si venne gradualmente adattando a queste situazioni. A Khartoum si aprirono i “Welfare Centres”, un bel nome che stava ad indicare uno spazio o un cortile dove procurare un po’ di letti per i nuovi venuti dal Sud. “La Polizia vedeva di buon occhio il fatto che li raccogliessimo in questi centri, per evitare disturbi notturni alle altre zone”. Poi, nel 1954, furono costruite le prime aule e i primi dormitori nell’area annessa al St. Augustine Minor Seminary.
Alla Cattedrale
P. Galli fu poi trasferito alla Cattedrale. Nel frattempo, cioè nel 1957-58, fu costruito il nuovo Club Cattolico, con la valida collaborazione di Fr. Michele Sergi. Il 1 gennaio 1970 fu anche inaugurata una nuova cattedrale, essendo la prima divenuta troppo piccola. Nel frattempo, si moltiplicarono i Centri Polivalenti. Con l’afflusso dei sudisti, si rese sempre più necessaria l’opera di catechisti che potessero insegnare loro nella loro lingua particolare. L’espansione geografica dell’influenza della Chiesa cattolica nel Nord Sudan dice la sua importanza. Il discorso programmatico di Mons. Agostino Baroni ai primi di ottobre del 1953 comprendeva la ripresa delle attività iniziate e poi lasciate dai Preti Orientali a Wad Medani, El Obeid, En Nahud, El Fasher, cui si aggiunsero poi Kosti, Abyei, Babanusa, Nyala, Gedaref, Shendi, Gebelein, Renk e Kurmuk. E poi, anche l’estremo Nord, come Dongola.
Per aiutare i profughi del sud, che si rivolgevano ai missionari e missionarie per qualunque necessità, sorsero o furono riattivate varie organizzazioni locali, come la Società di S. Vincenzo de’ Paoli, la Società di Sant’Anna, costituita da donne, e numerose altre organizzazioni. Gli aiuti più sostanziosi venivano reperiti fuori dal paese.
“Non è necessario – scriveva P. Galli – essere profeti né figli di profeti per prevedere le immediate necessità della Chiesa nel Sudan, assieme all’importante compito che i missionari ancora hanno in questo Paese”. E accennava all’esigenza del continuo dialogo tra Chiesa e Stato, al potenziamento dei centri di accoglienza (Centri Polivalenti), alla necessità di adattarsi alla cultura del paese a tutti i livelli, fino a quello universitario, invitando tutti i missionari a lavorare immediatamente ovunque si trovassero, al nord e al sud, e laddove era possibile. E concludeva: “Il Sudan, punto d’incontro tra masse di popoli, tra culture e religioni diverse, potrà essere centro di pacificazione e di sviluppo, a condizione che sia insieme fondato come Centro della Civiltà dell’Amore”.
Dopo 56 anni di lavoro a Khartoum, P. Galli fu trasferito in Italia. È morto il 13 gennaio 2017 a Milano, all’età di 96 anni.
Da Mccj Bulletin n. 274 suppl. In Memoriam, gennaio 2018, p. 17-20.