P. Francesco Cazzaniga era nato il 30 marzo 1925 a Mariano Comense, in provincia di Como, nell'arcidiocesi di Milano. Dopo alcuni anni nel seminario diocesano di Milano, decise di unirsi ai Missionari Comboniani perché voleva essere un pastore di anime piuttosto che andare ad insegnare in un seminario. Fece il noviziato a Venegono; emise i primi voti il 7 ottobre 1943 e i voti perpetui cinque anni dopo, il 24 settembre 1948. Il 16 aprile 1949 fu ordinato sacerdote e subito assegnato alla missione del Sudan, che sarebbe stata la sua provincia per i successivi 62 anni.
Dopo aver studiato arabo al Colonial Course di Londra e poi a Zahle, in Libano, per un anno, arrivò a Khartoum, dove lavorò come insegnante presso il Comboni College (CCK) dal 1950 al 1965, con l'interruzione di due anni (1957-1959), durante i quali tornò a Londra per una specializzazione in studi religiosi e una in islamologia.
Nel 1965 fu assegnato a El Obeid, prima di tutto per lavorare nella scuola comboniana come direttore e poi per aiutare nel ministero pastorale nelle parrocchie di Kadugli e nella cattedrale. Dal 1969 al 1975 fu nominato Amministratore Apostolico del Vicariato Apostolico di El Obeid (prima di P. Paulino Lukudu Loro, che sarebbe poi diventato il primo vescovo di El Obeid come diocesi). Pare che P. Francesco abbia rifiutato di essere nominato vescovo di El Obeid.
I confratelli lo ricordano come uno che non amava stare al centro dell’attenzione e che portava avanti i suoi compiti al meglio delle sue capacità. Nei primi anni Settanta, sostenne economicamente alcuni giovani di Kadugli facendoli studiare a Nahoud; da quel gruppo di giovani nacquero alcune vocazioni al sacerdozio.
Nel 1975 P. Francesco fu inviato in Etiopia per specializzarsi in scienze infermieristiche per i lebbrosi. Trascorse così due anni ad Awasa, Sidamo (Etiopia). Al suo ritorno, riprese il suo lavoro nella parrocchia di Kadugli, raggiungendo anche le persone colpite dalla lebbra e lavorando a fianco degli operatori sanitari locali per la distribuzione dei medicinali.
Ad eccezione di altri due anni nella Cappella della Sacra Famiglia del CCK, la sua missione si è svolta tutta tra El Obeid e Kadugli fino al 1993. P. Francesco è ricordato per la sua preziosa opera nella formazione dei catechisti dei monti Nuba e nelle zone in cui la presenza cattolica doveva essere rafforzata.
Nel 1993 fu assegnato a Port Sudan, dove ha trascorso i restanti 18 anni del suo servizio nella provincia, principalmente insegnando religione nelle scuole comboniane e anche pubbliche.
P. Benito Buzzacarin, che ha trascorso con lui dodici anni, ricorda la sua precisione e la sua dedizione nell'insegnamento, la sua generosità nel dare lezioni extra ai candidati Shahada Sudaniya. Curava con particolare attenzione anche l’insegnamento della religione agli studenti eritrei. È ricordato con molto affetto sia dagli ex studenti che dagli insegnanti, che avevano per lui grande ammirazione.
Era una persona gentile e di poche parole: “Non l’ho mai sentito alzare la voce”, ricorda P. Benito. I confratelli più giovani, come P. Natal António Manganhe, hanno apprezzato molto la sua saggezza e la sua instancabile dedizione al lavoro nonostante l'età avanzata, come pure la sua disponibilità nell'aiutare i giovani missionari a “ripulire” l'arabo delle loro omelie domenicali; è ricordato, infatti, anche per la sua buona padronanza della lingua.
P. Luigi Cignolini ricorda che P. Francesco ha insegnato fino al giorno in cui ha lasciato Port Sudan, all'età di 86 anni. La sua unica lamentela, negli ultimi tempi, era legata alle difficoltà che aveva nel sentire: per questo motivo, chiedeva ai suoi studenti di mettere per iscritto le loro domande. Durante il suo periodo a Port Sudan, ha raccolto fondi per le scuole primarie comboniane con il programma "Adotta una scuola".
Nel 2012 ritornò in Italia, prima nella comunità di Rebbio e poi a Milano. È deceduto sabato 12 marzo per alcune complicanze cardiache legate al diabete.
P. Francesco sarà ricordato come “un missionario comboniano per il popolo sudanese”, intelligente, umile, senza pretese, organizzato, profondamente umano. Chi lo ha conosciuto ha incontrato un uomo in pace con tutti perché era in pace con sé stesso (P. Diego Dalle Carbonare, mccj).