In Pace Christi

Dalle Mulle Giuseppe

Dalle Mulle Giuseppe
Data di nascita : 12/02/1935
Luogo di nascita : Arsiè/BL/Italia
Voti temporanei : 09/09/1955
Voti perpetui : 09/09/1961
Data decesso : 16/04/2011
Luogo decesso : Kalongo/Uganda

Fr. Giuseppe Dalle Mulle (chiamato comunemente Bepi) era nato a Fastro di Arsié, Belluno, il 12 febbraio 1935. Entrò dai Missionari Comboniani a Thiene per farsi “Fratello Coadiutore”, come si diceva allora. La sua specializzazione era la meccanica.

Per il noviziato fu mandato a Sunningdale, in Inghilterra. Emise i primi voti il 9 settembre 1955 e fu mandato a Dawson Place, nella comunità di Londra che ospitava i nostri confratelli per lo studio della lingua inglese o per le specializzazioni. Qui, infatti, Fr. Bepi, oltre al Paddington Technical College, per l’inglese, frequentò la City & Guilds of London Institute per la meccanica, soprattutto per i veicoli meccanici.

In Uganda
Nel 1959 fu destinato all’Uganda, dove ha prestato il suo servizio per quarantasei anni, cioè fino alla morte. A questi anni di servizio missionario se ne devono aggiungere altri sei, donati alla provincia del Kenya.

In Uganda fu mandato prima a Layibi, come insegnante dell’Istituto Tecnico, e, dopo un anno, a Kalongo, dove la parrocchia aveva un ospedale con una scuola per ostetriche e un asilo.

L’anno successivo ritornò a Layibi. Emise i voti perpetui il 9 settembre 1961, ma partì quasi subito per Londra dove, come abbiamo già detto, seguì il corso di specializzazione (1962-1964) ottenendo la licenza in scienze tecniche, che lo abilitava a insegnare meccanica e ingegneria, sia la pratica che la teoria.

Ritornato di nuovo a Layibi si dedicò, per venticinque anni, all’insegnamento e alla formazione professionale nella scuola tecnica, inaugurata nel 1956. Per sette anni fu anche superiore locale.

In Kenya
Nel 1989 gli fu chiesto di far parte della provincia del Kenya. Il vicario generale, P. Angel Lafita Irigoyen, gli scriveva: “Lasci l’Uganda dopo tanti anni di valido e fruttuoso servizio missionario ed entri nella provincia del Kenya, nella quale stai già lavorando per la costruzione dello scolasticato e per tanti altri utili servizi. Ti farai senz’altro apprezzare per la tua competenza e per le tue doti tecniche e umane”.

Andò a Gilgil, dove era sorta la Polytechnic School diretta dai Fratelli Comboniani. Il Corat-Africa aveva definito il politecnico di Gilgil “una delle poche scuole professionali in Kenya che, invece di imbottire gli studenti di teoria, li preparava professionalmente”. Qui insegnò per tre anni.

Andò poi per un anno nella parrocchia di Moyale, al confine con l’Etiopia, e poi in quella di Lokori, tra i Turkana. Moyale, passata ai Comboniani nel 1974, era situata tra i nomadi Borana, nella diocesi di Marsabit, la più vasta e meno popolosa e sviluppata del Kenya. La povertà, le distanze e l’evangelizzazione allo stato iniziale ne facevano una parrocchia di classico stile comboniano. Altrettanto si poteva dire di quella di Lokori, ancora più povera e abbandonata, originariamente stazione missionaria della parrocchia di Katilu, tra i nomadi Turkana, che i Comboniani avevano iniziato a visitare sin dal 1970. La parrocchia, col tempo, si era sviluppata e i missionari preparavano la gente a crescere più autonomamente nella fede.

Nuovamente in Uganda
Nel 1995 Fr. Bepi fu nuovamente assegnato all’Uganda e ritornò a Layibi come direttore della Scuola Tecnica (con annesso il Postulato Fratelli, il “Daniel Comboni Vocational Institute”) e poi, anche come superiore locale. Il 1° giugno 2009 fu mandato all’ospedale di Kalongo come addetto alla manutenzione, in particolare come supervisore tecnico. Qui Fr. Bepi è deceduto il 16 aprile 2011 alle 11.45 della mattina, all’età di settantasei anni.

I Fratelli comboniani
In quegli anni si discuteva molto della formazione dei Fratelli comboniani. Riportiamo alcuni paragrafi di un contributo di Fr. Bepi in proposito, apparso sul MCCJ Bulletin del gennaio 1996: “È da qualche tempo che sto pensando alla futura sorte di noi Fratelli comboniani. Negli anni sessanta e settanta c’è stata una grande crisi d’identità tra i Fratelli, nel nostro Istituto: basti pensare a quanti sono diventati o volevano diventare sacerdoti. Ora, sembra che la categoria dei Fratelli stia per essere messa da parte o gradualmente ridotta o perfino eliminata del tutto dalla vita del nostro Istituto. Sento che da tutti i lati si sta facendo pressione sui Fratelli perché si tirino in disparte per lasciar spazio ad altri agenti missionari. Voglio reagire a questa tendenza, cercare di correggere questa situazione attuale e, possibilmente, rafforzare la nostra posizione. Non ho la minima intenzione di oppormi ai Volontari Laici, ai Membri Associati, ecc., o di allontanarli. Anzi, sono i benvenuti! C’è posto per tutti nel campo della Chiesa di Cristo. Desidero, però, respingere l’idea che ‘è passata l’era dei Fratelli’, un’idea che si sta propagando a macchia d’olio e in netto contrasto con la voce ufficiale dell’Istituto… Inviterei la provincia del Kenya a studiare, come questione pressante, la possibilità di aprire un Postulato per la formazione di aspiranti Fratelli. Il nostro Fondatore, nell’introduzione alle Regole del 1871, dice che i suoi missionari devono essere santi e capaci (vedi anche AC 1991, n. 34). Vogliamo dei Fratelli santi e capaci? Se è così, mi pare che il Postulato sia il primo passo e anche il mezzo migliore per conseguire tale risultato”.

Testimonianze
Al funerale hanno partecipato confratelli e persone provenienti da Kitgum, Gulu e Kalongo. Tutti consideravano Fr. Bepi “un fratello sorridente, una persona amante della pace”. Queste sono state le sue caratteristiche, assieme ad una totale dedizione professionale: in tutto ciò che faceva, si è sempre mostrato disponibile ad andare ovunque gli fosse chiesto e a dedicarsi a qualsiasi compito gli venisse affidato.

Quando nel giugno 2009 il provinciale lo aveva assegnato a Kalongo, lo aveva fatto proprio pensando alla gente di Kalongo che “ha sofferto molto in questi anni. Ora sta ritornando ai suoi villaggi e ai suoi campi. La comunità comboniana sta facendo del suo meglio per ristabilire le primitive cappelle di questa parrocchia così provata. Un Fratello comboniano è un elemento molto apprezzato e utile in questo processo”. Così Fr. Bepi, già avanti negli anni, era stato mandato lì, anche se con la raccomandazione di non forzare troppo i suoi ritmi e di mantenere uno stile di vita consono alla sua età e al suo stato di salute.

Fr. Bepi è stato fedele al suo servizio fino alla fine. La mattina in cui è morto, per un attacco cardiaco, scherzosamente ma con una “strana” consapevolezza aveva detto a chi gli era vicino: “The bad ones have to go and I must go” (I cattivi devono andarsene, quindi anch’io devo andarmene). Sembrava una battuta scherzosa ma quando si è trasformata in realtà, è stato uno shock per tutti: confratelli, suore, infermiere e operai.

Al funerale, è stata letta una lettera inviata dalla nipote Luciana, nella quale era riportato un messaggio che Fr. Bepi le aveva scritto qualche giorno prima di morire: “Carissimi, per mezzo di mia nipote Luciana vi mando queste poche righe. Vi ho sempre voluto bene e ve ne vorrò sempre. Il mio più grande desiderio è sempre stato quello di impiegare tutta la mia vita in Africa che considero la mia seconda patria; questo desiderio non è mai diminuito. Vi ricorderò nelle mie preghiere e sono certo che voi farete altrettanto per me. Vi auguro buona salute, serenità e gioia nel Signore”. La lettera della nipote si concludeva così: “Ringrazio tutti voi riuniti per l’estremo saluto a mio zio Bepi. Lo ricorderò sempre nelle mie preghiere. Desidero che mio zio riposi in pace nella sua amata Uganda che anch’io sono venuta a conoscere e ad amare”.
Da Mccj Bulletin n. 249 suppl. In Memoriam, ottobre 2011, pp. 63-67.