Giuliano era nato a Lavis, in provincia di Trento, il 13 gennaio 1930. Dopo aver completato le scuole medie a Trento (1941-45) e a Brescia (1945-47), entrò nel noviziato di Venegono. Nel 1949 emise i primi voti a Sunningdale, dove era stato mandato per il suo secondo anno di noviziato e dove completò gli studi filosofici. I confratelli inglesi ricordano che aveva imparato la lingua molto bene. Ritornato in Italia, fece i suoi studi teologici a Venegono. Fu ordinato a Milano il 26 giugno 1955.
Eritrea
Nel 1955 fu assegnato ad Asmara, in Eritrea, dove si dedicò principalmente all’insegnamento.
Trascorse poi un anno a Rebbio (Como) nell’animazione missionaria e nell’accoglienza dei confratelli anziani. Fu poi inviato come economo, per un periodo di due anni, a Sunningdale, che era diventata la casa provinciale.
Uganda
Nel 1966, assegnato alla provincia dell’Uganda, vi trascorse un periodo di dodici anni nel ministero pastorale, nelle parrocchie di Aber, Kigumba e Nyantonzi. A Kigumba P. Giuliano fu mandato dopo la tragica morte dei due missionari comboniani che vi risiedevano. Ecco come si svolsero i fatti.
Era il 3 giugno 1972, P. Mario Pozza e P. Paolo Ponzi stavano pranzando. La cuoca portò un vassoio di frutta con banane e manghi. P. Pozza, non vedendo il coltello per sbucciare il mango, chiese al ragazzo che aiutava in cucina di andare a prenderlo. Dopo qualche minuto un grido li fece sobbalzare ed entrambi corsero nel cortile dove, alcuni ragazzi che stavano giocando avevano dato l’allarme: il ragazzo aiuto-cuoco era caduto nel cosiddetto “pozzo dei rifiuti”, un buco profondo sei-sette metri, scavato qualche tempo prima dai missionari per cercare acqua. Siccome di acqua non ce n’era, invece di riempirlo di nuovo con la terra, si era pensato di utilizzarlo come discarica dei rifiuti di cucina e all’interno era appoggiata una scaletta di bambù in modo da permettere di scendere e salire, se fosse caduto qualche oggetto da recuperare.
Il ragazzo, pensando di aver gettato nel pozzo il coltello insieme agli avanzi, scese per cercarlo ma, rimestando fra i rifiuti, i gas velenosi che esalavano lo fecero svenire. I due missionari si affacciarono e videro sul fondo del pozzo il ragazzo svenuto. P. Mario si calò, prese il ragazzo e cominciò faticosamente a risalire la scaletta. Quando erano in prossimità dell’imboccatura, P. Paolo si protese e tirò fuori il ragazzo che, adagiato sull’erba, poco dopo si riprese. Nello stesso momento, P. Paolo sentì un tonfo e, affacciatosi sul pozzo, vide sul fondo P. Mario che giaceva svenuto, anche lui sopraffatto dai miasmi. Non capendo bene la causa di questi svenimenti ma sapendo che non c’era tempo da perdere, scese anche lui, raggiunse il confratello e cercò di sollevarlo ma finì per accasciarsi sopra il suo corpo, ucciso anche lui dai gas venefici.
Secondo periodo in Uganda
Dopo sei anni passati nello scolastico di Elstree (London Province) come formatore, nel 1986 P. Giuliano fu assegnato nuovamente all’Uganda. Trascorse il primo periodo di quindici anni ad Angal, come direttore del centro catechistico di Angal, nel West Nile, un impegno e servizio vitale per le missioni, dove il catechista è il braccio destro del missionario, perché è la persona che vive tra la gente, parla la loro lingua e conosce la cultura locale. Dopo sei mesi a Verona per cure, ritornò in Uganda, nella diocesi di Lira: prima nella parrocchia di Aduku (quattro anni), poi a Lira-Ngeta e infine a Bala.
Ritorno in Italia
Nel 2011, all’età di 81 anni, fu assegnato all’Italia. Per due anni lavorò nel ministero alla Rettoria di Verona e poi rimase in cura nel Centro per Anziani e Ammalati. È morto a Verona il 15 febbraio 2015.
Da Mccj Bulletin n. 266 suppl. In Memoriam, gennaio 2016, pp. 16-18.