Oggi, seconda domenica di Pasqua, celebriamo... la “Pasqua di San Tommaso”, l'apostolo che era assente dalla comunità apostolica domenica scorsa! Questa domenica è chiamata anche la “Domenica della Divina Misericordia”, dal 30 aprile 2011, giorno della canonizzazione di Suor Faustina, da Papa Giovanni Paolo II. Mentre lodiamo il Signore per la sua misericordia, lo ringraziamo in un modo specialissimo per il dono di Papa Francesco che ha fatto della misericordia uno dei “leitmotiv” del suo pontificato.
“Mio Signore e mio Dio!”
Giovanni 20,19-31
Oggi, seconda domenica di Pasqua, celebriamo... la “Pasqua di San Tommaso”, l'apostolo che era assente dalla comunità apostolica domenica scorsa! Questa domenica è chiamata anche la “Domenica della Divina Misericordia”, dal 30 aprile 2011, giorno della canonizzazione di Suor Faustina, da Papa Giovanni Paolo II. Mentre lodiamo il Signore per la sua misericordia, lo ringraziamo in un modo specialissimo per il dono di Papa Francesco che ha fatto della misericordia uno dei “leitmotiv” del suo pontificato.
I temi che il vangelo ci propone sono però tantissimi: la domenica (“il primo giorno della settimana”); la Pace del Risorto e la gioia degli apostoli; la “Pentecoste” e la Missione degli apostoli (secondo il vangelo di Giovanni); il dono e il compito affidato agli apostoli di perdonare i peccati (ragione per cui celebriamo oggi la “Domenica della Divina Misericordia”); il tema della comunità (dalla quale Tommaso si era assentato!); ma soprattutto il tema della fede! Mi limiterò a soffermarmi sulla figura di Tommaso.
Tommaso, nostro gemello
Il suo nome significa “doppio” o “gemello”. Tommaso ha un posto di rilievo tra gli apostoli: forse per questo gli furono attribuiti gli Atti e il Vangelo di Tommaso, apocrifi del IV secolo, “importanti per lo studio delle origini cristiane” (Benedetto XVI, 27.9.2006).
Ci piacerebbe conoscere di chi Tommaso è gemello. Potrebbe essere di Natanaele (Bartolomeo). In effetti, quest'ultima professione di fede, fatta da Tommaso, trova corrispondenza con la prima, fatta da Natanaele, all’inizio del vangelo di Giovanni (1,45-51). Inoltre, il loro carattere e comportamento sono sorprendentemente simili. Infine, i due nomi appaiono relativamente vicini nella lista dei Dodici (vedi Matteo 10,3; Atti 1,13; ed anche Giovanni 21,2).
Questa incognita dà spazio per affermare che Tommaso è “gemello di ciascuno di noi” (Don Tonino Bello). Tommaso ci conforta nei nostri dubbi di credenti. In lui ci specchiamo e, attraverso i suoi occhi e le sue mani, anche noi “vediamo” e “tocchiamo” il corpo del Risorto. Un'interpretazione che ha il suo fascino!...
Tommaso, un “doppio”?
Nella Bibbia la coppia di gemelli più famosa è quella di Esaù e Giacobbe (Genesi 25,24-28), eterni antagonisti, espressione della dicotomia e polarità della condizione umana. Non sarà che Tommaso (il “doppio”!) porta dentro di sé l’antagonismo di questa dualità? Capace, talvolta, di gesti di grande generosità e di coraggio, mentre altre volte si manifesta incredulo e caparbio. Ma, confrontato con il Maestro, emerge di nuovo la sua identità profonda di credente che proclama la fede con prontezza e convinzione.
Tommaso porta dentro il suo “gemello”. L’apocrifo Vangelo di Tommaso sottolinea questa duplicità: “Prima eravate uno, ma siete diventati due” (n°11); “Gesù disse: Quando di due ne farete uno, allora diventerete figli di Adamo” (n°105). Tommaso è immagine di tutti noi. Anche noi ci portiamo dentro tale “gemello”, inflessibile e strenuo difensore delle proprie idee, ostinato e capriccioso nei suoi atteggiamenti.
Queste due realtà o “creature” (l'antico e il nuovo Adamo) convivono male, in contrasto, talvolta in guerra aperta, nel nostro cuore. Chi non ha mai sperimentato la sofferenza di questa lacerazione interiore?
Ora, Tommaso ha il coraggio di affrontare questa realtà. Egli permette che si manifesti il suo lato oscuro, avverso e incredulo, e lo porta a confrontarsi con Gesù. Accetta la sfida lanciata dalla sua interiorità “ribelle” che chiede di vedere e toccare… La porta da Gesù e, davanti all’evidenza, il “miracolo” accade. I due “Tommaso” diventano uno solo e proclamano la medesima fede: “Mio Signore e mio Dio!”
Purtroppo non è quello che accade con noi. Le nostre comunità cristiane sono frequentate quasi esclusivamente da “gemelli buoni” e sottomessi, ma anche… passivi ed amorfi! Il fatto è che non stanno là in tutta la loro “interezza”. La parte energica, istintiva, l'altro gemello, quella che avrebbe bisogno di essere evangelizzata, non compare all’ “incontro” con Cristo.
Gesù disse che veniva per i peccatori, ma le nostre chiese sono frequentate da “giusti” che… non sentono la necessità di convertirsi! Quello che dovrebbe convertirsi, l’altro gemello, il “peccatore”, lo lasciamo tranquillamente a casa. È domenica, approfitta per “riposare” e affida la giornata al “gemello buono”. Il lunedì, poi, il gemello degli istinti e delle passioni sarà in piena forma per riprendere il comando.
Gesù alla ricerca di Tommaso
Avesse Gesù molti Tommasi! Nella celebrazione domenicale, è soprattutto di loro che il Signore viene alla ricerca… Saranno essi i suoi “gemelli”! Dio cerca uomini e donne “reali”, che si relazionano con lui come sono: peccatori che soffrono nella propria carne la tirannia degli istinti. Credenti che non si vergognano di comparire con questa parte incredula e resistente alla grazia. Che non vengono per fare una bella figura nell’ “assemblea dei credenti”, ma per incontrarsi con il Medico della Divina Misericordia ed essere curati. È di questi che Gesù si fa fratello!
Il mondo ha bisogno della testimonianza di credenti onesti, capaci di riconoscere i propri errori, dubbi e difficoltà e che non nascondono la propria “duplicità” dietro una facciata di “rispettabilità” farisaica. La missione necessita veramente di discepoli che siano persone autentiche e non “dal collo storto”! Di cristiani che guardino dritto la realtà della sofferenza e che tocchino con le loro mani le piaghe dei crocifissi di oggi!...
Tommaso ci invita a riconciliare la nostra doppiezza per fare Pasqua!
Parola di Gesù, secondo il Vangelo di Tommaso (n° 22 e n° 27): “Quando farete in modo che due siano uno, e farete sì che l’interno sia come l’esterno e l’esterno come l’interno, e l’alto come il basso, e quando farete del maschio e della femmina una cosa sola (...) allora entrerete nel Regno!”
P. Manuel João Pereira Correia, mccj
Attorno al Risorto si costituisce la Chiesa
At 5,12-16; Salmo 117; Ap 1,9-11.12-13.17.19; Gv 20,19-31
Questa domenica si chiama “seconda di Pasqua”. Per gustare in profondità la gioia della risurrezione, la celebrazione pasquale fin dal II secolo si è prolungata per cinquanta giorni. Quindi, i cinquanta giorni che si succedono dalla domenica di risurrezione alla domenica di Pentecoste, si celebrano nell’esultanza e nella gioia come un solo giorno di festa, anzi come la “grande domenica”. Le dominiche di questo tempo vengono considerate come domeniche di Pasqua e, dopo la domenica di risurrezione, si chiamano domeniche II, III, IV, V, VI, VII di Pasqua. Questo sacro tempo dei cinquanta giorni si conclude con la domenica di Pentecoste.
Così, siamo invitati dalla Chiesa a meditare sul grande avvenimento che sta alla base della nostra fede, e sulle conseguenze che esso ha per la nostra vita. E la liturgia della Parola ci è un aiuto importantissimo per arrivarci convenientemente. La prima lettura descrive la Chiesa nel suo costruirsi attorno agli apostoli: essa risulta una comunità che si raduna per la preghiera, vive nella carità, e si merita l’ammirazione e la stima della gente. Così, in effetti, dovrebbe essere di ogni comunità cristiana nel mondo.
Nella seconda lettura, dal libro dell’Apocalisse, nella visione dell’apostolo Giovanni, Gesù si presenta con parole molto suggestive: “Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi”. Nel linguaggio biblico, le due prime qualifiche (Primo e Ultimo) sono attribuite a Dio in quanto creatore dell’universo e Signore della storia. Ad esse si aggiunge il titolo di “Vivente”, riservato anche a Dio in opposizione alle divinità morte degli idolatri. Egli “vive per sempre” perché ha attraversato il regno della morte prendendone pieno possesso, e “ha potere sopra la morte e sopra gli inferi”. In forza di questa assoluta Signoria, siamo chiamati anche noi a un destino di risurrezione. Il Vangelo ci parla di Gesù risorto, che si presenta due volte agli apostoli: una prima volta la sera della domenica di risurrezione, con grande gioia degli apostoli, e con il conferimento a loro del potere di rimettere i peccati; una seconda volta, otto giorni dopo, la domenica successiva, con l’episodio di Tommaso incredulo.
Il protagonista del secondo incontro di Gesù risorto con i discepoli è, quindi, Tommaso. Egli non era presente al primo incontro del Signore alla sera di Pasqua, ed esprime allora la sua legittima esigenza di “vedere” Gesù risorto per essere un “testimone”. Otto giorni dopo la Pasqua, il Signore si fa di nuovo presente in mezzo ai suoi e invita Tommaso a verificare i segni della passione e del suo amore portato fino all’estremo. Tommaso risponde all’invito di Gesù con la più alta ed esplicita professione di fede di tutti i tempi: “Mio Signore e mio Dio”.
Gesù traccia allora l’itinerario dei futuri credenti che non possono più incontrarlo personalmente come i primi discepoli storici: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. E’ une frase programmatica per tutti quelli che non possono più fare un’esperienza diretta di Gesù risorto. Essi sono dichiarati “beati” non perché non “vedono”, ma perché “credono”. Credendo in Gesù, hanno la vita nel suo nome. Infatti, la fede in Gesù Cristo, riconosciuto come il Figlio di Dio e il Signore, è una scelta che cambia il proprio modo di pensare e di vivere.
In senso cristiano, “credere” vuol dire fidarsi di Gesù Cristo che ha parlato e agito in nome di Dio, ed accogliere quanto egli propone a nome di Dio stesso. Le fede, quindi, assume sempre la fisionomia dell’apertura, dell’accoglienza, del consenso e della consegna sempre più libera e responsabile della nostra libertà al Risorto. Questo rapporto col Dio vivente ci consente un “nuovo agire”, cioè un agire da redenti.
Don Joseph Ndoum
Domenica delle Divina Misericordia
In questa domenica, dedicata alla Divina Misericordia, il Cuore di Cristo è oggetto della nostra attenzione, poiché esso ha dato tutto: la redenzione, la salvezza, la santificazione. Da questo Cuore sovrabbondante di tenerezza Santa Faustina Kowalska vide sprigionare due fasci di luce che illuminavano il mondo. “I due raggi – secondo quanto lo stesso Gesù ebbe a confidarle – rappresentano il sangue e l’acqua” (Diario pag.132). Il sangue richiama il sacrificio del Golgota e il mistero dell’Eucaristia, l’acqua, secondo la ricca simbologia dell’evangelista Giovanni, fa pensare al battesimo e al dono dello Spirito Santo. Attraverso il mistero di questo cuore ferito, non cessa di spandersi anche sugli uomini e sulle donne della nostra epoca il flusso ristoratore dell’amore misericordioso di Dio.
C’è una grande sete di felicità negli uomini di oggi, che viene ricercata in molti luoghi e in molti modi, ma chi anela ad una felicità autentica e duratura solo qui può trovarne il segreto. “Gesù, confido in Te” è la preghiera cara ai devoti di Gesù Divina Misericordia ed esprime l’atteggiamento con cui ci si può abbandonare fiduciosi nelle mani del nostro unico Salvatore. Il culto della Divina Misericordia ha due aspetti: FIDUCIA e MISERICORDIA. Più un’anima ha fiducia e più ottiene, perché sa di potere contare sulla bontà del Signore, come un bambino sa di contare sui propri genitori e si affida totalmente a loro. La Misericordia è il secondo aspetto: essa è data a noi dal Signore perché anche noi la possiamo donare agli altri. Tutti abbiamo in mente la beatitudine evangelica: “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5). Gesù chiede così, anche a noi di partecipare della sua opera di misericordia per offrire agli uomini del nostro tempo quella pace che molti attendono e quel cuore rinnovato che solo dal suo Cuore misericordioso possiamo ottenere.
(Comboninsieme)